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dell’imperio

DOPO MARCO.

LIB. VII.


argomento.


Massimino di Tracia, gigante di corpo e crudele di animo, preso l’imperio, si dà tosto a tiranneggiare, furibondo di sentirsi nato vilmente, e di veder contro se congiurati e in rivolta i colonnelli e i soldati. Si gitta addosso a tedeschi che si faceano schermo delle paludi e delle selve, e gli fuga. Infierisce contro i nemici, ma più fieramente contro i suoi; e, beffandosi di ogni umano e divino diritto, si aggiudica le altrui sostanze. Per la qual cosa in principio l’odio, e poi la rivoluzione in àfrica scoppiò: e quivi, ucciso l’amministratore imperiale, viene eletto imperatore il proconsole Gordiano. Il quale, fatto ammazzare in Roma Vitalliano prefetto del pretorio, è dichiarato augusto dal senato. Poco dopo però, sconfitto da Capelliano, mancò in Africa col figliuolo. Afassimino con tutto l’esercito s’incammina in Roma; ove, stati erano eletti imperadori Massimo e Balbo, e creato cesare il nipote di Gordiano. È suscitata intanto entro questa città una guerra civile per fatto di Gallicano, e il popolo e i soldati pretoriani vengono tra loro alle mani.


Noi abbiamo esposto nell’antecedente libro come regesse l’imperio Alessandro, e la tragica fine di lui. Intanto Massimino, occupato il potere supremo, stravolse ogni cosa, e con modi crudi e feroci si sforzava ridurre a crudelissima tirannide un governo ch’era stato innanzi tutto dolce e benigno. Imperocché conoscendo essere incorso nell’odio di tutti per quel repentino passaggio di condizione vilissima a sì alto stato