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istoria libro vi. 217


in campo, si restringono intorno a Massimino venuto a esercitare le reclute, non si sa, se o no di accordo con loro, e abbigliatolo di porpora lo salutano imperadore. A principio mostrò ripugnanza, e gittò via la porpora: ma quando vide phe sguainata la spada gli voltavano le punte, e minacciavano di ucciderlo se non accettava, amò meglio di scansare il pericolo imminente, che quello potria in appresso sopravvenire, e si rassegnò a quegli onori, e, a suo dire, a quella fortuna, che gli oracoli ed i sogni gli aveano presagita: e voltosi a’ soldati gli chiamava in testimonio della violenza che gli era fatta, e che soffriva per non contraddire i loro voleri: esser però duopo di dar peso alle parole co’ fatti, e che innanzi si divulghi la cosa, prendino le armi, e Alessandro, ch’è ancora all’oscuro di tutto, trucidino, acciocché i soldati della guardia e gli altri tutti, o per paura seco loro si accordino, ovvero trovandosi sorpresi non abbin campo di ricalcitrare.

Poiché così gli ebbe tutti animati, e con larghe promesse di raddoppiar loro lo stipendio e di altri doni gli ebbe anche pia riscaldati, condonando loro eziandìo ogni colpa o marca d’ignominia, gli conduce subito al padiglione di Alessandro che non era molto discosto. A tale avviso uscì fuori Alessandro tutto atterrito e