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istoria libro vi. 211


il più gran lutto per l’esercito, e su di Alessandro ricadesse biasimo e vergogna grandissima: considerato ch’erano ite a monte tutte le sue operazioni, e che quelle truppe da esso lui in tre corpi divise, aveano dovuto o di ferro, o di freddo, o di malattia quasi tutte soccombere.

Giunto Alessandro in Antiochia si riebbe facilmente de’ mali contratti in quegli sterminati caldi di Mesopotamia, facendo uso di quelle buone acque, e respirandone il dolcissimo clima. Si provò poi ad abbuonire l’esercito, versando a piene mani denaro, unico mezzo a suo parere di riconcigliarsi nuovamente quegli animi. E nel tempo istesso riordinava le truppe, e ripienavane i vuoti, come se avesse in pensiere di combattere nuovamente i persiani, caso che non ponessero line alle molestie e agl’insulti. Ma venne avviso che il re di Persia avea licenziate le sue genti, e permesso loro di ripatriare, poiché sebbene avessero que’ barbari vinta la guerra, nondimeno per le molte battaglie combattute in Media ed in Persia, n’eran morti moltissimi, e i rimanenti si rendevano o per ferite o per malattia non atti al servizio. Imperocché i romani non tennero il campo da poltroni, ma lasciarono a’ nemici una sanguinosa vittoria, e soccombettero non per altra cagione,