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dell’imperio

DOPO MARCO.

LIB. I.


argomento.


Marco imperadore, essendo caduto infermo in Ungheria, à stando in timore che Comodo suo figliuolo potesse degenerare, a imitazione degli altri principi, lo raccomanda a’ suoi amici e parenti, e mi torsi. Comodo, morto il padre, si prende l’imperio, e in principio lo amministra con rettitudine: quindi guastato dagli adulatori, non ancor terminata la guerra di Ungheria, s’incapriccia di tornarsene a Roma, facendo Pompejano di tutto per distorgliemelo. Venutosene dunque in Roma, fu accolto con grandi applausi. Visitati i tempj e rendute grazie al senato, andò ad abitare al palazzo del valicano. E sceltosi per segretario di stato Perennio, uomo avarissimo, diè rientro a ogni spezie di effeminatezze e di ribalderìe. Essendo poi di assai belle fattezze, si addestrò a varj escrcizj: a fare il cocchiere, l’uccisore di bestie, il gladiatore. E impazzì a segno, che bandi si nominasse Ercole figliuolo di Giove; e, imposto a’ mesi il suo nome, comandò, che da per tutto gli si elevassero statue: poi all’improviso, mutato nome, si chiamò con quello di certo defunto gladiatore, e si fece di quella stirpe. Ogni calamità che succedette in que’ tempi fu imputata alla malvagità del principe: la orribile pestilenza, per cui si ricoverò a laurealo, la far me originata dagl’incetti dì grano che fece Oleandro, e per fino i miracoli e gl’incendj della città e de’ tempj. La prima a insidiargli la vita fu Lucilla sua sorella r indi Pertnnio, poscia Materno, in ultimo la concubina Marsi a, per par rere e consiglio della quale fu avvelenato, e in fine strangolalo alle colende di gennajo.


Marco imperadore ebbe molte figlie, e due soli figliuoli. L’ultimo de’ quali, detto Verissimo > passò di vita in giovanissima età. L’altro, di nome Comodo, fu allevato dal padre con diligenza