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istoria libro vi. | 201 |
Questa inaspettata invasione perturbò grandemente Alessandro giovinetto educato sempre tra la pace e le delicatezze della città. E perciò, sentito il consiglio degli amici, rimasero di spedirgli ambasciadori con lettere per raffrenarne in qualche modo l’audacia. Le lettere furono scritte in questa sentenza: Dover lui viver contento entro il suo regno, nè tentare cose nuove, eccitando guerre da vana speranza sollevato: si appaghi di quel tanto che gli ha posto in mano la fortuna, nè voglia arrestarne il corso col provocare i romani, che sono altra foggia di soldati che i barbari suoi vicini e attinenti. Finalmente gli si rammentavano le vittorie riportate contro di loro da Augusto, da Trajano, da Lucio, e da Severo.
Con simili lettere si dava a credere Alessandro di spaventare il barbaro re, e così ridurlo a proposizioni di pace. Ma egli, facendosene beffe, e di ferma opinione che le questioni si avessero a decidere colle armi e non colle parole, scorrea più feroce le provincie romane, ponendo tutto a saccheggio, e guasta e predata la Mesopotamia, s’inanimì a espugnare lo stesso campo romano , che sulle ripe de’ fiumi guardava i limiti dell’imperio. E uomo qual’era di natura borioso, vedendo andar le cose assai meglio che non avrebbe creduto, si erge a alle imprese le