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istoria libro v. 193


Alessandro, fondando nella sua continenza e modestia le loro più allegre speranze, e guardandolo diligentemente dalle insidie d’Antonino. E la sua, madre Mammea gli difendea sempre di por la bocca alle bevande od a’ cibi che gli fossero per parte di lui presentati. Lo serviano in tavola non già i cuochi ed i scalchi di palazzo, ma persone scelte dalla madre e di fedeltà da lei sperimentata. Essa poi gli ponea in mani denari per regalare nascostamente i soldati, e imbenevolirsegli con questo pasto a cui son sempre intesi.

Delle quali manovre fatto accorto Antonino, si scaltrì ad ogni frode, per levarsi dinanzi Alessandro e la madre. Le sue arti però eran vane, e si frangeano dinanzi alla prudenza di Mesa avola contane, la quale, essendosi invecchiata in palazzo con Giulia sua sorella moglie di Severo, era al caso di deludere col suo senno le coperte trame di Antonino, giovine di carattere leggiero, e che si aprìa colle parole e co’ falli. Ma poiché egli conobbe che non irretiano i suoi lacci, s’intestò di privarlo degli onori di cesare, e gl’intinto di non più uscir di palazzo, vietando eziandio che gli si venisse a fare riverenza. Ma i soldati, irritati che si spogliasse in tal modo del comando, a grandi grida lo dimandavano. Allora Antonino per porre a