ce) barbaramente. Prendiamo le armi, e come si conviene a’ romani, abbiam cura di tenerci ordinati, avvisandoci che tanta folla di barbarica moltitudine impedendosi reciprocamente nel combattere, tornerà loro in danno; laddove voi, concordemente negli ordini e disposti alla pugna, ne sortirete vittoriosi coll’esterminio de’ nemici. Per la qual cosa io voglio che voi vi battiate con allegra speranza, da romani, e da quei valorosi che vi siete sempre mostrati. Così, disperdendo i barbari, e gloria grande acquistando, farete fede a Roma e agli altri popoli tutti, che voi vinceste la prima vittoria non per inganno o per frode, ma da valorosi e gagliardi. Dopo questo discorso, conoscendo i soldati il bisogno, si ordinarono da per se stessi e si posero sulle armi. Al levare del sole, veggono Artabano che marciava alla testa di gente infinita. I barbari, salutato ch’ebbero (come usan di fare) il nascente pianeta, si spingono feroci, e assordando l’aere di strida sopra i romani, e torneando colla cavalleria, fan piovere addosso a loro una tempesta di saette. Ma i romani, messo in ordine l’esercito, avvalorando i suoi fianchi della cavalleria moresca, e allargando le file per ricovrarvi i volteggiatori che sogliono a un tratto e assalire e avventarsi, prendono arditamente la battaglia e sostengono