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la peste, della fame, e degl’incendj, del drammatico della composizione sempre vivace ed ardito, della diligenza, robustezza, e felicità delle sentenze corroboranti la narrazione e i discorsi; solo brevemente dirò che nessuna delle celebratissime istorie si apre con magnificenza più straordinaria e più grande: Marco Aurelio, quell’imperadore filosofo, sul letto della morte, agitato dal timore che il figliolo suo ancor giovinetto, date le spalle a’ buoni studj e alle discipline, straviziasse nell’ubriachezza e nelle crapule. Nobile e veramente sublime è questo pensiere: esso ti vince tutti i sentimenti dell’anima, e ti trasporta fin da principio sopra una scena di dolore. Qui veramente si può dire che la compositura è messa in dignità ed in elevazione, perchè niuna cosa, a parere de’ grandi retori, è più grandiloqua, quanto il nobile affetto collocato ov’è uopo; comechè egli di un non so qual furore e divino vigoroso ispiramento senta, e in certo modo ir faccia piene di dignità le orazioni.

Non si può con precisione asserire in qual tempo vivesse Erodiano, ma da molti luoghi della sua storia apparisce esser egli vissuto a’ tempi di Severo, Caracalla, Eliogabalo, Alessandro, Massimino e Gordiano imperadori. Ignota ci è egualmente la sua patria, e