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istoria libro iv. 159


Ricevuto ch’ebbe queste lettere il re de’ parti, da prima irritrosì, dicendo: Non convenire a uomo romano matrimonio barbarico, non gli parendo che vi potesse essere legame di amore tra due persone di lingua diversa, e non usi a vestirsi e cibarsi nel medesimo modo. Fiorire Roma di molti patrizj, le cui figliuole sarebbero più al caso per lui, come egualmente far più per esso gli ars acidi. Non iscorgere plausibil ragione d’imbastardire i due sangui. Così da principio rispondendo, si ricusava di aderire alla petizione di Antonino. Ma questi di nuovo pressandolo, e accattivandosi l’animo di lui co’ donativi e col giurarglisi tutto suo, ed ancora asserendo che più non capìa in se la bramosa voglia d’impalmarne la figliuola, riesci di farlo acconsentire a tal matrimonio, in maniera che, datagliene la sua parola, solea di già nominarlo col nome di genero.

Divulgatosi tal parentado, i barbari tutti di un volere si apparecchiavano ad accogliere il principe romano con allegra speranza di eternare la pace. Ed Antonino, avendo attraversato senza opposizione i fiumi divisorj, e cavalcata quasi sua fosse tutta la Partia, la rinvenne in ogni lato parata di altari tutti ornati a corone, e innanzi a cui si uccidevano ostie e si bruciavano soavissimi profumi. Ei lìgnea esser gratissi-