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istoria libro iv. | 157 |
dirò quasi irretiti, ad un tratto si tirò indietro colle sue guardie, e dette il segno a’ soldati, i quali, avventatisi da ogni parte su quell’inerme e da lor circuita gioventù, ne fan orribile macello, insiem con quanti erano ivi concorsi. Veduto avresti gli uni intenti solo ad uccidere, gli altri, scavate larghe e profonde sepolture, accatastarvi i cadaveri, e, sovrappostavi terra, elevarne tumoli smisurati, entro i quali trascinavano quegl’infelici mezzo uccisi e taluni pieni ancora di vita. Non se la passarono però molto bene neppure i soldati, essendovi molti di loro periti: perchè quei che aveano qualche fiato di vita e non erano al tutto destituiti di forze, avviticchiandosi a’ sospignenti soldati gli ghermiano, e traean seco loro a ruinare là dentro. E sì orribile fu quella strage, che, adimandosi per la pianura una riviera di sangue, tinse di sanguigno le foci stesse del Nilo e tutto il littorale della città. Dopo tali prove Antonino se ne partì ed incamminossi verso Antiochia.
Ambendo poi il cognome di Partico, e acquistar fama di vincitore de’ barbari di oriente, benché si stesse con loro in pienissima pace, machino questa trama. Manda lettere ad Artabano re de’ parti, ed ambasciadori con doni di materia e di artifizio preziosissimi. Le lettere aveano questo contenuto: Voler per sua donna la fi-