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istoria libro iv. | 153 |
certi ritratti ridicolosamente dipinti a due visi ritraenti da un sol corpo, l’uno di Alessandro, e l’altro di Antonino. Egli poi usciva in pubblico vestito da macedone con in capo quell’ornamento che dicono causia, e a’ piedi calzari che han nome di crepide. E messo insieme uno sceltissimo corpo di giovani gli die’ nome di falange macedone, imponendo agli uffiziali di nominarsi co’ nomi de’ generali di Alessandro. Ad altro corpo poi di giovani fatti venire di Sparta, die’ nome di compagnia laconica e pitanite.
Fatte queste cose, e ordinate alla meglio le città, se ne andette a Pergamo città d’Asia per farsi curare co’ rimedj di Esculapio. E quivi, pasciutosi quanto volle di chimere, se ne passò ad Ilio, e visti tutti i rimasugli di quella città , s’incamminò alla sepoltura di Achille. Ed isparse sopra di lei con gran magnificenza ghirlande e fioriture, ne venne fuori trasformalo in Achille. Ambendo però di avere anch’egli il suo Patroclo, accadde, che un de’ liberti referendarj detto Festo suo gran favorito venisse a morire, dicono alcuni di veleno mesciutogli da lui per celebrargli l’esequie di Patroclo, altri poi affermano che mancasse di malattia. Comandò dunque che se ne portasse il cadavere al rogo che di molle legna avea fatto costruire, e fattolo situare nel centro, e sagrifìcativi animali di ogni