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istoria libro iv. | 151 |
coscienza, gli venne in odio il soggiorno di Roma, e determinò di partirsene per passare in rassegna le truppe, e visitare le provincie. Onde, partito d’Italia, pervenne alle ripe del Danubio, ed a quelle provincie dell’ imperio che sono sottoposte al settentrione. Quivi o si esercitava col correr ne’ cocclij, e col uccider di propria mano ogni genìa di fiere, ovvero (raramente però) coll’amministrare ragione, dando di botto la sentenza, e decretando dopo avere udite in tutta fretta poche parole. Ma i tedeschi tutti trasse alla sua amicizia, e si legò di maniera, che condusse ed arrolò a’ reggimenti della guardia quei ch’eran tra loro i più belli ed i più valorosi. Spesso eziandìo, lasciata la toga romana, si vestiva alla tedesca in sajo varieggiatp di argento e a più colori, sovrapponendosi in testa de’ capelli biondi posticci, pettinali a quella moda. Delle quali cose tripudiando que’ barbari, lo amavano di amor sopragrande, e non men di loro la soldatesca romana accattivata dalla di lui profusa liberalità.
Egli poi era il primo a sostenere i carichi della milizia. Se si avea a scavar fosse, era il primo a lavorar colla zappa: se lavorar ponti su’ fiumi, spianare monti, riempier valli, o altra faticosa opera manuale fosse stato duopo eseguire, egli sempre il primo esercita-