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grandi virtù. Quando però Erodiano ebbe a rendere ragione di avvenimenti, ne’ quali gli si consentì di far menzione di femmine, non omise di favellare di Lucilla e Fadilla sorelle di Comodo, di Marzia sua concubina, di Giulia moglie di Severo, della vecchia Mesa, e delle sue due figliuole Soemi e Mammea.

Si pare più difficile a confutare quella taccia di malignità, di cui fu notato e rimorso da uomini dottissimi, per le lodi tribuite a Massimino, e i biasimi detti di Alessandro Severo, come pure per non aver fatto parola di Giulio Paolo, di Ulpiano, di Erennio Modestino, e di Papiniano, tutti magistrati e giureconsulti grandi e ragguardevoli. Ma in ispezie non possono menargli buono il silenzio tenuto sulla gloriosa morte, a cui l’amore della giustizia condusse quest’ultimo. Volea Caracalla farsi parere innocente dell’assassinio di Geta, e a tal effetto impose a Papiniano di portarsi in senato a discolparlo. Ma quel magnanimo, avendo ciò in gran dispetto, fieramente e a viso aperto rispose al fratricida, che l’orribile eccesso si potea più facilmente commettere che scusare. Una tale risposta non era forse per onorare e grandissimamente la istoria? Perchè dunque tacerla? Chè se fu d’avviso di avere bastantemente soddisfatto al suo