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istoria libro iii. | 135 |
Intanto Severo non lasciava indietro nessuna di quelle cose che a’ romani fossero utili, e a’ barbari di danno e impedimento. E quando gli parve esser tutto all’ordine, lasciò in quella parte dell’isola ch’era soggetta a’ romani il più giovine de’ suoi figli, che avea nome Geta, acciò presiedesse all’amministrazione civile, e vi tenesse ragione col consiglio di alcuni suoi vecchj e sperimentati amici. E menando seco alla guerra Antonino, condusse l’esercito al di là di quei fiumi e fossi che dividevano i barbari dalla provincia romana. Quivi accaddero certe zuffe disordinate, e talune scorrerie colla meglio de’ romani. Ma facilmente fra le selve, entro le paludi, e in altri luoghi a loro notissimi, si appiattavano i barbari. Le quali cose tutte contrarie a’ romani, la guerra prolungavano. In questo mentre Severo ornai vecchissimo fu assalito da una grave malattia che lo costrinse a rimanersene in casa, e spedire in sua vece alla guerra Antonino. Antonino però, poco o nulla curando de’ barbari, adoperava ogni pratica per imbenevolirsi l’esercito, ed essere investito esso solo del potere imperiale, e sbrigarsi dall’obbligo di dividerlo col suo fratello carnale. Entro se poi si consumava nel vedere che la malattia del padre andava a lungo, cosicché, non gli parendo poter attendere che chiudesse gli occhi natural-