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istoria libro iii. | 125 |
affacciavano alla mente molte idee, le quali ad ambire l’imperio infiammavanlo: ricchezze più che di privato, soldati più che obbedientissimi, onori per tutto sopraggrandi. Egli poi non usciva in pubblico che vestito col rubone a bolle d’oro, e quando era in senato, sedea immediatamente dopo i consoli. Teneva inoltre a’ suoi fianchi la spada, e tutte le altre divise del potere supremo: e quando trascorrea per alcun luogo, si mostrava così pien di orgoglio e di fierezza, che tutti non solo si riteneano dall’appressargli, ma se casualmente ci si fossero imbattuti, volgeano gli occhi in altra parte. Anzi ovunque andava si facea precedere da’ lacchè, che avvertivano doversi tutti tener lontani dalla sua persona, nè fissarlo cogli occhi, ma tenergli bassi ed altrove rivolti.
Le quali cose conoscendo Severo fieramente se ne attristava, e diminuendolo di riputazione, s’ingegnava di persuaderlo ad ammorzare quel fasto insolente . Premendo questi avvertimenti al cuor di Plauziano, lo indussero a rivolgere i suoi pensieri all’usurpazione dell’imperio, e per riesci rvi ordì questa trama. V’era un Saturnino tribuno, il quale gli appariva in vista di tanta riverenza e fedeltà, che sebbene s’ingegnassero tutti di fare altrettanto, non egualmente ci riescivano. Non gli girando dun-