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istoria libro iii. | 119 |
mi col terrore della sua crudeltà. Nulladimeno ambiva sommamente di rendersi popolare, festeggiando il popolo di varj e magnificentissimi spettacoli, in molti de’ quali uccise furono centinaja di fiere, che da lutti i paesi e nostri e barbari faceva ricercare. Largì eziandìo larghissimi doni, e propose diversi giuochi, traendovi istrioni ed atleti. Vedemmo similmente a suo tempo i teatri tutti aperti e brillanti di ogni sorte di spettacoli, supplicazioni, e veglie simili a’ mister) di Cerere. Avevano questo nome di ludi secolari, e si celebravano, come dicono, ogni tre età, e givano per tutta Roma ed Italia banditori a bandire l’invito a tali feste non mai per innanzi vedute, nè mai di poi da vedersi, mostrando in tal guisa , che dalla passata alla futura festività era intervallo maggiore che l’età di alcun’uomo.
Dopo aver Severo dimorato in Roma per qualche tempo, e chiamati i figliuoli a parte dell’imperio, ponendo mente che dovea la sua gran fama alle guerre civili soltanto, delle quali avea ricusato il trionfo, determinò di nobilitarsi eziandìo colla ruina de’ barbari. Per la qual cosa, sotto pretesto di vendicarsi di Barsenio re degli atrenj che avea seguito la parte di Negro, condusse l’esercito in oriente, e già era per invadere l’Armenia quando sopraggiunsero messi