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istoria libro iii. 113


aggiudicata a’ perintj, come Antiochia lo era stata a’ laodiceni. Pro vide ancora Severo grandi somme di denaro per rifare e racconciare quelle città che furono guaste da’ soldati di Negro. Egli intanto senza intermissione alcuna marciava a grandi giornate, non si curando nè di feste, nè di fatiche, e freddo e caldo sprezzando, spesse volte nel colmo di rigidissimo inverno, e sotto il crudo cielo di altissimi monti fasciati di nevi che fioccano di quell’aria che senza tempo n’è tinta, se ne andava a capo scoperto , per dar animo a’ suoi soldati, ed invigorirli col proprio esempio. Per la qual cosa non per paura o comandamento che avessero, ma solo per non esser da meno del loro imperadore si mettean tutti ad emularlo. Mandò ancora ad occupare le gole delle Alpi, e a stringere i passi che tendono in Italia.

Albino inteso ch’ebbe non si arrestare Severo, ma venir contra lui rapidissimo, essendo fino a quel tempo vivuto di lascivie e infingardo, si sentì tutto commovere della paura, e subito passò d’Inghilterra in Francia: e posti i suoi accampamenti lungo quel liltorale , scrisse lettere a’ governatori di quelle provincie, chiedendo loro di fornire i suoi eserciti di denaro e di vettovaglie: de’quali chi l’obbedì, ebbe poi a pentirsene amaramente, divenuti dopo la guer-