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tratto numerosissime truppe di terra e di mare. E bene era accorto che gli abbisognava fare ogni sforzo contro quelle nazioni abitatrici al dirimpetto di Europa, le quali tutte parteggiavano unanimemente per Negro.

Tali erano i modi, co’ quali conducea Severo la guerra. Uomo però, qual’era, prudènte ed avveduto, gli rimaneva un cotal dubbio nell’animo dell’esercito d’Inghilterra, comandato da Albino, personaggio di stirpe senatoria e patrizia, vivuto sempre tra i piaceri e le ricchezze. Severo dunque pensò con astuzia d’imbenevolirselo, acciò l’essere ricco, nobile, accreditato, e generalissimo, non gli martelli nella mente ambizione di regno, per cui potrebbe impadronirsi di Roma che non dista grande spazio d’Inghilterra, allorché esso intendesse alla guerra orientale. Statuì dunque d’inescarlo sotto spezie di onore, sendo egli di natura leggiero e semplicissimo in modo da essere irretito da’ suoi giuramenti. Chiamatolo dunque a parte dell’imperio, gli dà il nome di Cesare, e con tale esca previene i suoi stessi desiderj. Inviagli parimente lèttere cordialissime, scongiurandolo a prendere le redini dello stato, abbisognante di nobil uomo e maturo, sendo egli vecchio e gottoso con figliuoli ancora bambini. Alle quali sue proteste prestando Albino pienissima fede, accettò di buon grado questa onorificenza, rallegrando