Questa pagina è ancora da trascrivere o è incompleta. |
10. La terza Lettera, ch'è indirizzata al marchese Moroello Malaspina, cui l’Allighieri dà il titolo di padrone, ed egli stesso si nomina suo servitore, fu scritta senza dubbio poco tempo appresso la precedente. Ed oltreché questa è alquanto più lunga di quella, contiene pure eguali proteste di devozione inverso di Moroello. Per ciò che avevamo potato raccogliere intorno la vita di questo personaggio, sembravaci certo, che fra i molti membri di questa famiglia, aventi tutti lo stesso nome, e tutti viventi in sul principio del secolo XIV, il solo più celebre fosse da prendersi di mira, cioè il marchese di Giova-
questa
guisa le quistioni in fatto di critica,
uè da premesse gratuite, fluttuanti e false
può dedursi conseguenza alcuna, che abbia
sembianza di vero.
Li’ opinione di nomini dottissimi, fra ’quali
il Troya, si è che nel 4 309 l’Inferno fosse
ornai pubblicato: non infatti fra i tanti avvenimenti,
cui per modo di predizione trovasi
neir Inferno fatta allusione, riscontrasene
alcuno che passi queli’ anno. Or dirò
che dall’argomento messo qui in campo
dal Witte contro questa opinione, ch’oggi
è quasi divenuta certezza, non resta per
nulla smentito, che la prima Cantica del
poema fosse compiuta e pubblicata fra gli
anni 1308 e 4309; perciocché la lettera ai
conti Guidi io la ritengo scritta al più tardi
nel 4306, e non negli anni 4308-434 4
come il Witte vorrebbe. Né ciò ritengo gratnitamente, sì perchè il Troya, dal Witte
citato, non allega fatti o documenti che dimostrino
Alessandro da Romena vivo tuttora
nel 4 308, ma solo incidentemente lo
ricorda; sì perchè un Documento del 4 9
Agosto 4306 che sta nelle Riformagioni
( Lib. Prov. N. 44, pag. 33 ) nomina come
capo de’ conti Guidi da Romena Aghinolfo;
lo che stato non sarebbe, se pur in quel
tempo era vivo Alessandro. 1 conti Guidi
erano di coloro che, per usare la frase del
nostro Poeta, mutavan parte dalla siale
al verno. Nel 4304* con Alessandro «Ha
testa li abbiamo già veduti ghibellini; nel
4306, dopo 1* morte di quel personaggio,
appariscono dal Documento or citalo tornati
guelfi novellamente; e guelfi pure e nemici
d’Arrigo VII appariscono dal Documento
del 7 Luglio 43t4 citato dal P. lldefonso
nelle Delizie tf^gli Eruditi Toscani, voi.
VIJI, pag. 482. Ghibellini li veggiamo tornati
ben presto, cioè nel 6 settembre dello
stesso anno 4 34 4, essendoché sono eccettuati
dalla Riforma o Amnistia di Baldo
d’Aguglione, per cui vedi i’ ora ricordato P.
IldeTooso, Voi. XI, pag. 89; e ghibellini
manteneansi pure l’anno appresso, poiché
nelle Riformagioni (Classe V, Num. 56 pag.
425 ) e nella Biblioteca Rinucciniana trovasi
un Diploma dato in Roma -appresso
le milizie t 7 Giugno 431 2 Ind. X, col quale
Arrigo VII prende sotto la sua protezione
la persona e beni d’Aghinolfo da Romena
Conte Palatino di Toscana, ed in ispecie il
Casteiro di Caprese, Rocca Aiighiara, la
Pieve iS. Stefano e Castellari, e conferma
ad esso tutti i privilegi e preminenze concesse
al di lui padre Guidone dall* Imperator
Federigo li con Diploma datato da
Cremona nell’Aprile del 4247, Ind. V,
Nonostante tuttociò li veggiamo nel 3 Ottobre
4 348 tornati di nuovo guelfi, e questo
apparisce da un Documento pure delle
Riformagioni ( Lib. Prov. Num. 46 pag.
240).
Non fa dunque d’uopo di ricorrere, come
il Witte vorrebbe, al modo ambiguo
con cui i conti Guidi si diportarono inverso
d’Arrigo, per giustificare lo sdegno contr*
essi concetto dal ghibellino poeta; perciocché
da qua’nto ho riportato qui sopra
n’apparisce chiarissima la ragione. Se nel
4 306 i Guidi aveano già cambiato partito,
Dante, mentre nel 4306-4 308 scriveva la
sua prima Cantica, non potea a meno d’esser
contr’essi indignato a tal segno, da porne
uno già morto ali’ Inferno, e da vituperarne
pur gli altri ch’eran tuttora viventi:
Ma s* io vedessi qui V anima trista
Di Guido o d’Alessandro o dilor Jrate^
Per Fontebranda non darei la vista:
Dentro e’ è /’ una già ec. (Inf XXX, 77).
Quanto all’avere il Poeta fatta menzione
neli’ Inferno (XIX, 82) di Clemente V con
modi assai acerbi, e l’averlo onorevolmente
ricordato nella Lettera a* Popoli d’Italia
nella venuta d’Arrigo, dirò non esserque-’
sto un fatto, che distrugga l’altro in quistione; perciocché noi veggiamo bene spesso
upila Commedia vituperati da Dante dei
personaggi, che egli ha poi negli altri suoi
scritti per altre e diverse ragioni encomiati;
e viceversa; del che, per non citar molti
esempi, basti il solo di Guido da Montefeltro
-vituperosamente posto da Dante all’Inferno
( XXVH, 64 e segg.), ed alumente
encomiato nel Convito ( Tratt. IV, cap.
XXVIII ). Né ad altra conchinsiooe un tale
adoperare ci guida, se non a questa: che
per le belle e virtuose azioni Dante tribùUva
la dovuta lode, e per le torte e malvagie
tributava il biasimo meritato.
L’nnica opposizion ragionevole che possa
questa guisa le quistioni in fatto di critica, nè da premessa gratuite, fluttuanti e false può dedursi conseguenza alcuna, che abbia sembianza di vero.
L'opinione di uomini dottissimi, fra' quali il Troya, si è che nel 1309 l'Inferno fosse ormai pubblicato: non infatti fra i tanti avvenimenti, cui per modo di predizione trovasi nell'Inferno fatta allusione, riscontrasene alcuno che passi quell'anno. Or dirò che dall'argoento messo qui in campo dal Witte contro questa opinione, ch'oggi è quasi divenuta certezza, non resta per nulla smentito, che la prima Cantica fosse compiuta e pubblicata fra gli anni 1308 e 1309; perciocchè la lettera ai conti Guidi