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disputa | 191 |
stoltezza, o da molta prosunzione, perocchè sono superiori all’intelletto nostro. E però intorno a tale quistione dee dirsi, che quello Iddio dispensatore glorioso, il quale dispose del sito de’ popoli, collocò il centro del mondo, stabilì la distanza dell’estrema circonferenza dell’universo dal centro di lui, e diè ordine ad altre cose consimili, fece per lo meglio sì queste, che quelle. Ondechè quando disse «Sieno le acque congregate in un luogo, ed apparisca simultaneamente la terra», allora il cielo ebbe la virtù di agire, e la terra il potere d’esser passiva.
§. XXII. Cessino adunque, cessino gli uomini dal ricercare quelle cose che sono a loro superiori, e ricerchino solo fin dove possono, affinchè alzino sè stessi alle cose immortali e divine, per quanto è in lor potere, e lascino le maggiori della loro intelligenza. Ascoltino l’amico Giobbe, che dice: «Comprenderai forse le vestigia di Dio, e troverai l’Onnipotente fin nella sua perfezione?» Ascoltino il salmista, che dice: «Mirabile è fatta la tua sapienza; ed hammi confortato, e non potrò giungere ad essa». Ascoltino Isaia, che dice: «Quanto sono lontani i cieli dalla terra, altrettanto le mie vie dalle vostre». E ciò diceva certamente in persona di Dio all’uomo. Ascoltino la voce dell’Apostolo ai Romani: «O sublimità della ricchezza della scienza e della sapienza di Dio! quanto sono incomprensibili i giudizj di lui, ed ininvestigabili le sue vie!» 23. E finalmente ascoltino la propria voce del Creatore, che dice: «Dove io vado, voi non potete venire». E tanto basti alla ricerca della verità, cui si è mirato.
§. XXIII. Vedute queste cose, è facile sciogliere gli argomenti che superiormente adducevansi in contrario; ed era ciò che in quarto luogo ci proponemmo di fare. Allorchè dicevasi dunque, che due circonferenze inegualmente da sè distanti è impossibile che abbiano il medesimo centro, dico ciò esser vero, se le circonferenze sieno regolari e senza gibbosità. E quando dicesi nella minore, che la circonferenza dell’acqua e la circonferenza della terra sono di questa guisa, dico che non è vero se non per la gibbosità della terra: e quindi la ragione non procede. Pel secondo argomento, allorquando dicevasi che a più nobile corpo si dee sito più nobile, dico esser vero giusta la propria natura; e concedo la minore: ma quando si conchiude, che perciò l’acqua dev’essere in luogo più alto, dico esser vero giusta la natura propria dell’un corpo e dell’altro; ma per causa sopraeminente (come di sopra si disse) avviene, che in questa parte la terra sovrasta: e così la ragione mancava nella prima proposizione. Sul terzo punto, quando dicesi che ogni opinione, la quale contradice al senso, è cattiva opinione, dico questa ragione procedere da falsa imaginazione. Imperocchè s’imaginano i nocchieri, stando in mare, di non veder la terra dalla nave, perchè il mare sia più alto della terra medesima: ma questo non è; anzi sarebbe il contrario, poichè vedrebbero di più. La ragione si è, che il raggio retto della cosa visibile frangesi, fra questa e l’occhio, dal convesso dell’acqua: avvegnachè essendo necessario