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XVIII

quale da alcuni scrittori si reputa inventata da quel bizzarro cervello d’Antonfrancesco Doni, che a Dante si piacque attribuirla. Ma, per lo stesso motivo che accennai di sopra, §. XIII, di trovarsi cioè in volumi d’altri scritti registrati fra’ testi di lingua, non era in mia facoltà d’eliminarla, molto più avendo l’appoggio d’altri due distinti letteratı, quali si furono l’Ab. Michele Colombo e il Consigliere Ferdinando Arrivabene1. Questi anzi mi porsero adito a toglier di mezzo e troncare affatto una disputa sulla data a stampa della Lettera stessa, che accolta in diverse edizioni, alcuni credetterla segnata d’anno differente; il che per verità non sussiste, come dimostrerassi in apposita mia annotazione2.

XX. Parlando di quella ai Cardinali italiani, dirò soltanto che nel tradurla mi sono più specialmente attenuto al senso, che alla lettera del testo, mirando alla possibile brevità. Non debbo per altro tacere, che prese equivoco il celebre Foscolo nel confonderla coll’altra anteriore in tempo ai Principi e Signori d’Italia, supponendola diretta pur anche ai Cardinali, come appare dalla intitolazione postale in fine al volume 11 della Commedia di Dante da lui illustrata3.

XXI. Rispetto poi all’Epistola che l’esule illustre diresse all’amico e parente fiorentino, m’era doveroso il dar posto al volgarizzamento fattone dall’esimio Storico Della Italiana Letteratura nella seconda

  1. Il Secolo di Dante, Comento storico, nel vol. III, P. I della Divina Comedia edizione d’Udine (Fratelli Mattiuzzi, 1827, Lib. IV, cap. V, pag. 754 a 762). È la stessa opera riprodotta in compendio a Firenze (Ricordi e C. 1830, vol. 2º, pag. 297 a 305), aggiuntevi a compenso delle molte cose falcidiate alcune note storiche tratte dal Discorso di Ugo Foscolo sul testo del Poema di Dante stampato a Lugano (Vannelli e C., 1827 in 12.º)
  2. Vedi la nota o) all’Epistola XI. A proposito della quale narra l’Arrivabene (Op. cit., pag. 757) sulla testimonianza di Giulio Negri (Storia degli Scrittori Fiorentini, Ferrara 1732), che essa era contenuta in un Codice della Riccardiana di Firenze, n.º 2058; e fattolo attentamente esaminare, videsi bensì descritta nell’ ludice che lo precede, ma dentro non si è rinvenuta. Chi sa che quella non sia passata nelle mani dello stesso dilettante di mmss. rari, il quale s’innamorò anche della Dissertazione di Dante ch’esisteva alla Marucelliana, e di dove ugualmente sparì? Vedi qui appresso la nota 27).
  3. Londra, 1842, pag. 373. L’intitolazione è questa: «Epistola di Dante ai Principi e Cardinali dopo la morte di Clemente V, affinchè elegessero Papa italiano. Volgarizzamento dal latino d’autore antico e di data incertissima». L’abbaglio mostrasi evidente.