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Prof. Melchior Missirini, nulla ho da dire riguardo alla prima più di quello che mi cadde in acconcio di esporre nelle note ad essa apposte; ed avvertirò, che alla seconda occorsemi di fare, per consiglio del traduttore, alcune rettificazioni dietro non poche ottime varianti e corrette lezioni (sopra 60), che presenta un manoscritto della prima metà del secolo XVI ultimamente esaminatosi nell’Archivio Mediceo di Firenze, ed esistente in Codice miscellaneo di n. 1670 a pag. 145. Il quale MS. tratto evidentemente da più vetusto esemplare, come si evince dal modo di ortografizzare praticato in età precedente, fu con ogni accuratezza collazionato dal rispettabile mio amico Prof. Silvestro Centofanti, che gentilmente mi permise il libero uso dello spoglio da lui fattone.

XVII. Qui l’opportunità m’inviterebbe a render ragione del perchè questa Lettera, riguardata da altri come apocrifa, sia da me registrata fra le genuine dell’Allighieri: ma io non credo aver bisogno di giustificazione, se mi pongo con tutti coloro che, cominciando dal Boccaccio fino ai più recenti di lui biografi il conte Balbo1 e il Prof. Missirini 2, non dubitarono di ascriverla al nostro Autore; e sarebbemi paruto grave difetto l’omettere in questo libro, anche nel dubbio, uno scritto per se stesso di tanta importanza. Vero è che il Certaldese non lo cita, ed esplicitamente non ne parla; ma riportandone in italiano più passi quasi letteralmente tradotti nel proemio del suo Comento che ci resta alla Cantica dell’Inferno, mostra che gli era già noto; come lo era al suo contemporaneo comentatore Benvenuto da Imola ed a Jacopo della Lana, i quali pure tacitamente ne aveano fatto uso: nè diversamente da questi operò l’altro interprete Francesco di Bartolo da Buti, siccome apparirà da un estratto inedito della sua prefazione che pubblicherò in nota all’Epistola di cui si tratta 3.

  1. Vita di Dante, Torino 1839, in 12° vol., cap. 13, pag. 61.
  2. Vita di Dante, Firenze, 1840, in 4° P. II, cap. 35, pag. 50.
  3. Il Boccaccio nella sua Vita di Dante sul fine del capitolo intitolato - Perchè la Commedia sia stata scritta in italiano - seguendo l’altrui dire, accennò che il Pa-