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fatti e teorie 67

getto una rappresentazione artistica, sia per uno scopo puramente contemplativo, sia in vista dell’azione che questa può esercitare sui sentimenti degli uomini.

Nulla abbiamo da obiettare a coloro (come il nostro B. Croce) che sostengono assere questo il senso proprio della Storia; e ci sembra chiaro che a tale concetto artistico, non osti la domanda della verità dei fatti storici; questa appare, sia come una condizione per la possibilità di estendere la rappresentazione proposta senza urtare in contraddizioni, sia come una condizione particolare per l’interesse della rappresentazione stessa, cioè come un elemento del suo valore emotivo. Mentre il poeta non conturbato dal dubbio, ascolta la voce che sorge dal fosco carcere del castello estense a Ferrara, narrante di Parisina e di Ugo, lo storico inquieto interroga i documenti, se in essi possa scoprire alcuna traccia che valga a confermare o a negare la leggenda pietosa.

Ma, all’infuori del valore che la ricostruzione storica può avere come Arte, riman posto per la concezione scientifica di una Storia che, abbracciando largamente tutti i fatti del passato (anche quelli, come p. es., i geologici, che escono dal dominio degli uomini), intende a ricercarne i rapporti, nel senso che abilita alla previsione.

Il carattere proprio di tale veduta deve essere chiarito, determinando i limiti e la natura delle previsioni accennate, soprattutto nei riguardi della storia umana. Se, p. es., si tratti di ridurre la Storia ad un puro ufficio di preparazione rispetto a certe scienze, come la Glottologia, o la Economia politica, ecc., o se si voglia convertirla addirittura in una scienza sociologica, che dallo studio del passato tragga l’oroscopo della società avvenire, i cultori della ricerca storica protesteranno contro questo modo di considerare le cose.

Essi ci diranno, p. es., che il riconoscimento di talune leggi generali, costituenti l’oggetto della Glottologia, non può surrogare lo studio delle condizioni particolari secondo le quali il trasformarsi o lo svilupparsi di un dato linguaggio si è atteggiato in un processo concreto. E, similmente, la cognizione astratta di taluni generali rapporti economici, è ben lungi dal poter prendere il posto della conoscenza storica di un ordine di fatti sociali, in cui pure si ravvisi un’esplicazione di quei rapporti. Ancor meno le leggi sociologiche, dove se ne conceda la sussistenza, potranno insegnarci qualcosa di determinato nei riguardi di un’epoca o di un ambiente, poichè certe connessioni, estremamente generali nello spazio e nel tempo, sono ben lungi dallo stringere dappresso la multiforme realtà.

Se dunque alla Storia si attribuisca un valore scientifico di previsione, non può trattarsi, almeno di regola, di una previsione del futuro storico, sufficientemente determinata.

Ma in altro senso gl’indagatori del passato intendono l’ufficio delle cogni-