Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
58 | capitolo ii |
«reale». Una cosa reale implica sempre diversi rapporti associativi fra serie di sensazioni, producentisi in condizioni determinate. E in forza di tale molteplicità di rapporti illimitatamente estendibile, la supposizione della realtà si allarga, al di là del mondo che cade immediatamente sotto i nostri sensi; in ispecie, per mezzo della supposizione psicologica, la realtà acquista un significato sociale (conformemente alla veduta comtiana).
Il reale risulta definitivo, in tal modo, come un invariante della corrispondenza fra volizioni e sensazioni.
La parola «invariante» è stata introdotta prima di tutto nell’Algebra delle sostituzioni lineari, ed ha assunto un significato più generale, rispetto ad un qualsiasi gruppo di trasformazioni, nelle ricerche geometriche ed analitiche di F. Klein, S. Lie, H. Poincarè, ecc. Da qualche tempo l’espressione è stata portata, in un senso più largo, nella Scienza, e l’uso ne ricorre di frequente; in ispecie l’Ostwald discorre della energia come di un invariante, che può essere preso come oggetto di conoscenza allo stesso titolo della materia.
Ma la veduta che il reale sia un invariante, deve essere determinata, precisando il corpo degli elementi (volizioni e sensazioni), ed il gruppo o i gruppi di trasformazioni (di tempo, persona, ecc.), cui questo si riferisce. Tale è l’oggetto della critica precedente, e il senso della definizione della realtà, ricercata con essa.
Il postulato che abbiamo enunciato è ugualmente quello della conoscenza volgare, richiesta dalla vita, e della conoscenza propriamente scientifica. Della quale cercheremo ora di chiarire il significato, passando dalla considerazione del fatto bruto, cui si riferivano le osservazioni precedenti, all’analisi di ciò che costituisce un fatto per la Scienza.
Una più larga applicazione del postulato anzidetto, riuscirà quindi, non soltanto ad estendere la conoscenza volgare, ma anche a proseguire quella approssimazione, che abbiam visto appartenerle. Onde il concetto stesso della realtà risulterà progressivamente precisato.
§ 11. Fatti bruti e fatti scientifici.
Chi intende a cogliere le differenze tra il fatto bruto nel senso volgare della parola, ed il fatto scientifico, scorge anzitutto in quest’ultimo un carattere condizionale assai più netto.
Veramente abbiamo riconosciuto, che ogni conoscenza racchiude delle condizioni per il riprodursi di sensazioni ad esse coordinate. E questo è vero perfino del fatto che vive, per così dire, individualmente, come accidentalità del passato.
Ma si possono distinguere condizioni subiettive e condizioni obiettive.