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56 | capitolo ii |
mente esposti ad allucinazioni visive; vedono talvolta dei bicchieri di vino, ma, come stendono la mano per afferrarli, si accorgono che non vi è nulla.
Nel delirio dovuto alla cocaina, le allucinazioni colpiscono il tatto; nei paranoici sono piuttosto allucinazioni uditive, che i malati riattaccano alla loro idea delirante, secondo la quale danno una interpretazione della vita, sistematicamente errata.
Ma non si deve dimenticare che le allucinazioni turbano d’ordinario in modo profondo lo spirito del malato, suscitando sentimenti di terrore, di superstizione, di affetto. Per questa circostanza particolare, sembra la maggior parte degli allucinati, soprattutto se isterici o epilettici, non sieno capaci di fare uno sforzo della volontà fissando l’attenzione sui dati dei varii sensi, il cui confronto dovrebbe dissipare l’inganno nel quale si trovano.
Questa osservazione ci conduce a intravedere come il fatto allucinatorio, ove pure si tratti di allucinazione completa, si possa mettere in rapporto col criterio che applichiamo ordinariamente per giudicare della realtà, per modo che più non appaia un’effettiva eccezione.
Sembra invero che l’allucinazione completa, la quale non è sotto alcun riguardo distinta dalla sensazione complessa rispondente ad un oggetto reale, supponga uno stato mentale in cui la volontà si trova addormentata o quasi spenta. E difatti le allucinazioni complete più caratteristiche si presentano nel sonno ipnotico, quando il paziente è completamente soggiogato dalla volontà dell’attore.
Si può dire dunque che manca, in simili casi, la condizione preliminare pel controllo della realtà. Non è possibile dubitare, e sottomettere le impressioni mendaci ad una prova critica disposta dalla volontà.
Non pretendiamo di avere esaurito così, l’analisi delle questioni riferentisi ai fatti allucinatorii. Questo vasto tema, campo sempre aperto all’investigazione psicologica, esigerebbe uno studio più profondo, che qui non ci è dato intraprendere.
Basti aver accennato alle difficoltà che da questo lato possono sollevarsi contro le conclusioni della nostra critica, riguardo alla definizione positiva della realtà, e avere indicato, al tempo stesso, come codeste difficoltà non sembrino insuperabili.
Se si riesca a provare che l’allucinato, soggiacente ad un’allucinazione completa, non ha la possibilità di voler controllare le sue impressioni mendaci (e certe teorie relative ad una spiegazione corticale del fatto autorizzerebbero questa conclusione), il criterio del reale, sopra definito, si troverà inapplicabile in questo caso, ma non si potrà dire contraddetto. Onde verrà rimossa una eccezione che turberebbe le nostre idee riferentisi alla realtà.