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40 capitolo i



§ 27. Positivismo storico e sociologico.

La posizione di Comte per riguardo alle scienze storiche e sociali, è abbastanza singolare, perchè le vedute sociologiche particolari del Maestro sembrano contraddire all’azione indiretta che lo spirito positivo esercita in questo campo.

La tendenza verso il consolidamento del fatto pone la ricerca storica a base delle scienze sociali, e di questa ricerca innova il metodo colla critica delle fonti. Ne consegue che il fatto storico venga concepito nella sua obbiettività come indipendente dalla rappresentazione tradizionale, spoglio di ciò che gli aggiunge la fantasia artistica, nella realtà ancor viva delle sue tracce materiali che sono i documenti svariati e molteplici.

Ma contro la particolarizzazione delle indagini che ne deriva, Comte ha sostenuto anche qui la necessità della sintesi. Coerente in questo all’insieme delle sue vedute, non sembra esserlo stato ugualmente nel riattaccare il principio di codesta sintesi alla legge dei tre stati.

Spiegare il progresso sociale collo sviluppo delle conoscenze dalla fase teologica alla metafisica e alla positiva, è sovrapporre ai fatti una rappresentazione ideologica, in contrasto colla tendenza che elimina in modo sistematico le rappresentazioni.

La critica più indulgente che si possa muovere consiste nel dire che l’elaborazione di una scienza sociologica richiedeva il passaggio di Comte per lo stadio metafisico!

Una fase di sviluppo ulteriore si può ritrovare infatti nella dottrina economica, nota ai giorni nostri col nome di «materialismo storico». La quale dottrina perfettamente conforme allo spirito del positivismo, si manifesta ormai come un criterio direttivo importante della ricerca storica, in quanto vale a determinare una scelta dei fatti da studiare in ordine a certi interessi, ed una connessione di essi secondo nuovi rapporti notevoli.

Ma se si consideri invece il materialismo storico come veduta sistematica, che elimina o trascura altri fattori storici ed in ispecie quelli di ordine ideale, sorge l’opportunità di una critica rivendicatrice che restituisca il suo posto all’elemento psicologico. Contro alla tesi che le volontà operanti nel gruppo sociale e le idealità a cui esse sembrano ispirarsi, sieno determinate dalla pressione delle esigenze economiche, regge l’antitesi che i rapporti economici sono alla lor volta trasformati volontariamente in molti modi diversi, p. es. mediante gli istituti giuridici.

I quali possono essere compresi soltanto come formazione storica, da chi consideri insieme i fattori reali ed ideali del diritto: e ravvisi nella forma concettuale di questo, una unificazione delle norme riguardate come emanazioni di una supposta volontà continuativa, che assicura un «regime d’uguaglianza»,