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36 capitolo i

puramente in ipotesi di fatto, ma qui invece, in qual modo raffigurarsi veramente, quasi esseri viventi, le unità fisiologiche elementari che si suppongono comporre la cellula, mentre è carattere fondamentale di questi di palesarsi come organismi?

Si può ripetere per l’ipotesi micromerista quello che si disse dell’ipotesi atomica; la veduta dell’atomo come di una particella di materia reale, urta nella difficoltà di spogliare questa particella di certi attributi fondamentali come la divisibilità; la veduta di un elemento fisiologico urta nella difficoltà analoga, di spogliare qualcosa che vive del carattere di organizzazione.

In ultima analisi se la semplice ipotesi di una certa costituzione fisico-chimica non rende conto adeguatamente della vita del plasma, il problema resta intero per le parti di questo che sieno già concepite come viventi, onde non si riesce veramente a concepire tali parti come elementi. Dal volere sfuggire a queste difficoltà nascono anzi le incongruenze, che la critica mette in luce nelle particolari teorie.

Queste osservazioni mostrano che si avrebbe torto di volere attaccare a codeste teorie biologiche un significato positivo, che non possiamo riconoscere neppure alle loro sorelle fisiche. Ma ciò non diminuisce il valore scientifico di esse come rappresentazioni o modelli, atti a suggerire ipotesi di fatto. Per convincersene non importa nemmeno penetrare addentro nella discussione delle teorie proposte da uomini come Spencer, Haacke, Haeckel, Darwin, Weismann, Roux ecc. Basta dare un rapido sguardo ai problemi positivi che da esse vengono suggeriti. Come sono varii ed interessanti questi problemi, sebbene sia ancora così scarso il contributo di previsione che recano loro le anzidette teorie?

Intanto ciascun autore ha trasportato naturalmente nella rappresentazione della cellula germinale, le vedute che gli sono proprie in relazione alla vita degli aggregati animali o delle specie; la cosidetta legge giogenetica di Haeckel, ammettendo un parallelismo fra l’ontogenesi e la filogenesi, tende a giustificare codesto trasporto, che è quasi una condizione per la fecondità delle immagini, cui danno origine le analogie ed i confronti innanzi accennati. Or dunque coloro che attribuiscono la causa principale della variazione delle specie all’ambiente esterno, sono indotti a spiegare del pari epigeneticamente la differenziazione del plasma ritenendo le unità fisiologiche del germe come equivalenti; all’opposto coloro che scorgono la causa principale della variazione nelle attitudini intrinseche della specie, si volgono invece a spiegazioni preformistiche, nel senso moderno della parola1.

  1. L’antico preformismo, o evoluzionismo, ammetteva l’incastonamento dei germi, di guisa che l’uovo o lo sperma, (secondo gli ovisti o gli spermatisti) dovrebbe contenere in embrione tutti i discendenti, i quali non avrebbero che a svilupparsi. Questa assurda ipotesi