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30 | capitolo i |
Il più puro, il più alto positivismo si riscontra p. es. nelle opere del Mach e del Kirchhoff. Questi si è spinto così innanzi, che pervenne a bandire dalla Meccanica il concetto di forza, come quello che gli sembrava rispondere ad un elemento subiettivo nella rappresentazione del moto, segnatamente nei riguardi dell’Astronomia. Le toerie fisiche, in quanto conducono per ciascun ordine di fenomeni ad un’equazione differenziale, nella quale soltanto si riguardano contenuti i fatti, vengono sistematicamente spogliate da tutto ciò che in esse ha valore d’intuizione.
Da un siffatto modo di considerare le cose, deriva una conseguenza inaspettata, messa in luce da un’osservazione geniale del Poincarè. Se per un certo ordine di fenomeni è possibile una spiegazione meccanica, sono anche possibili infinite altre spiegazioni dello stesso genere.
Si ha, p. es., una spiegazione meccanica della luce, secondo la quale essa viene attribuita ad un certo modo di vibrazione di un etere; per ciò solo è possibile d’immaginare, in infiniti modi diversi, una diversa serie di vibrazioni che si accordi ugualmente con tutti i fenomeni luminosi.
La cosa ha tutta l’apparenza di un paradosso: teorie meccaniche, tra loro differenti, possono esser vere al tempo stesso, cioè rispondere ugualmente alla realtà, in quanto esse racchiudono i medesimi fatti e differiscono in ciò che la loro rappresentazione ha di subiettivo.
Quale progresso sotto l’aspetto logico! Risolute in un modo inaspettato tante oziose discussioni volte a scegliere fra teorie equivalenti, si giunge fino a lasciare da parte ogni rappresentazione particolare dei fatti, per domandarci, in ogni singolo caso, se essi si acconcino ad una spiegazione meccanica. Così lo spirito fisico si emancipa da certi procedimenti tradizionali; sembra difficile di portare più innanzi in questa scienza il pensiero positivo.
Ma l’emancipazione non è completa, poichè resta una necessità dell’intelletto umano di formarsi dei modelli meccanici concreti, e si avrebbe torto di riguardare come perfettamente equivalenti due teorie, che hanno un valore subiettivo diverso.
In questo aspetto psicologico di esse sta anzi la forza che le spinge in avanti sul cammino delle scoperte; onde, per ogni campo, un piccolo numero di teorie rispondenti al bisogno di semplicità, che è connaturato al nostro intendimento, furono concepite e seriamente discusse.
Lo spirito inglese di un Maxwell o di un Thomson non teme di seguire nei più minuti particolari teorie di codesto genere; e la rappresentazione concreta del movimento dell’etere, suggerisce loro la scoperta di fatti, che destano l’ammirazione di tutto il mondo scientifico.