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334 | capitolo vi |
È interessante raffrontare la conclusione precedente a quella cui Du Bois Reymond venne condotto, trattando il problema meccanico della vita.
L’impossibilità di esaurire il fatto biologico nella spiegazione meccanica apparve chiara all’illustre filosofo; ma questa impossibilità venne interpretata da lui in un senso agnostico!
Ebbene ciò dipende soltanto dall’avere accolto una veduta inadeguata della spiegazione scientifica, costretta nei limiti arbitrarii di una Metafisica quantitativa.
Il problema è insolubile perchè è posto male. E la pretesa conclusione agnostica si riduce al riconoscimento che i rapporti formanti oggetto delle previsioni biologiche, in una parte minore dei rapporti fisici, possono essere compresi come rapporti quantitativi, anche se si ammetta la possibilità di un modello meccanico.
§ 44. Conclusione.
La nostra conclusione è che, nello stato attuale delle conoscenze, l’ipotesi meccanica appare non contraddittoria ai fenomeni della vita ma indifferente per lo studio di questi.
Tuttavia la suddetta ipotesi ebbe in passato un importante ufficio, in primo luogo perchè in una forma netta affermò l’indipendenza del sapere dal sentimento (cfr. § 36), in secondo luogo come unificatrice delle vedute scientifiche. Attraverso il meccanismo nascosto si è imparato a scorgere anche nella vita un oggetto proprio di Scienza, ed a comprendere l’intimo nesso del procedimento che vien messo in opera in campi di studio separati soltanto per una necessità di divisione del lavoro, ma sovrapposti nella previsione concreta, cioè uniti nella realtà.
Per rendersi conto adeguatamente del resultato conseguito in tal modo, è d’uopo riportarsi ai tempi di Descartes, quando le idee di Harvey sulla circolazione del sangue incontravano ostacolo nei pregiudizii correnti sulla forza dell’anima, cui si faceva appello in ogni processo della vita.
Fu immenso progresso aver compreso che vi è una Fisica sola, la quale si estende senza arresto ai fenomeni vitali; e fu magnifica intuizione approssimata quella che portò a ritenere i fatti fisici come leggi semplici ed uniformi sovrastanti alla varietà delle condizioni.
L’effetto complicatore di queste è una veduta correttiva, da trascurare in una prima approssimazione.
Risulta di qui un giusto apprezzamento della tendenza unificatrice del meccanismo; essa porge una rappresentazione adeguata allo sviluppo iniziale delle scienze della vita; soltanto da un punto di vista più progredito appare che la veduta unificata è costruita con criteri un po’ ristretti ed unilaterali, poichè si accoglie come perfetto e generale il tipo di una scienza più sviluppata