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306 capitolo vi


Si ponga a base della Geometria ed in ispecie della definizione della congruenza delle figure, il gruppo delle trasformazioni (movimenti geometrici) che corrispondono ad ipotetici movimenti dell’etere solidificato; allora il trasporto dei corpi solidi internamente ad un sistema materiale mobile S, le misure del tempo di propagazione della luce ecc., definiscono ugualmente entro S una medesima congruenza apparente delle figure, affetta dal moto di S rispetto all’etere; la quale esprime una relazione invariante, non più rispetto al gruppo dei movimenti geometrici, bensì rispetto ad un nuovo gruppo di trasformazioni (il gruppo dei movimenti apparenti, trasformati dei movimenti geometrici reali mediante una trasformazione di Lorentz).

In questo enunciato una nozione trascendente della congruenza si vede contrapposta a quella sperimentalmente definita; presa la prima come una realtà metafisica, la seconda come un’apparenza fisica!

Una simile conseguenza si riattacca alla rappresentazione di un etere indipendente dalla materia, posta a base della teoria.

Ma la critica tende ad emanciparci da una tale specie di assoluto; relegando l’ipotesi della fissità dell’etere fra quelle che non possono cadere neppure indirettamente sotto il controllo di esperienze possibili, si viene infatti a toglierle ogni significato, e a ravvisarvi soltanto un puro artificio.

Quest’artificio potrà sembrar comodo agli effetti della trattazione matematica, ma non si può negare che esso abbia anche un lato pericoloso, dappoichè ha potuto giustificare per qualche tempo dei dubbii che non avevano alcun fondamento di credibilità. Tuttavia non ci rammaricheremo troppo di questi dubbii che, affrontati apertamente, e prima di tutti dal fondatore della teoria, hanno dato origine ad un tentativo di unificazione delle forze, che si presenta come una seducente promessa per l’avvenire.

Vogliamo soltanto accennare alla via che, secondo il nostro punto di vista, dovrebbe eliminare a priori le questioni fittizie che derivano dal suaccennato artificio.


Si tratta di guadagnare una più soddisfacente rappresentazione dell’etere, la quale deve essere relativa alla materia.

Non bisogna dimenticare che l’etere è soltanto un intermediario dei rapporti fra i corpi materiali; perciò questi corpi sono effettivamente il dato, e da essi conviene muovere per costruire una rappresentazione dell’etere.

Ora i rapporti fra etere e materia vengono investigati nello studio dei varii modelli meccanici (§ 24), ma generalmente da un punto di vista opposto. Si presume dato un fluido con certe proprietà, immagine semplificata dei fluidi reali (p. es. un fluido omogeneo infinitamente compressibile, o analogo ad un solido, mobile o immobile ecc.) e si considera la materia come luogo di punti singolari di codesto fluido etereo; sia che i punti materiali sieno pensati come vortici o come punti di torsione ecc.