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estensione della meccanica | 303 |
vono, e l’azione si propaga con velocità finita, la forza che agisce su ogni punto di A non è più diretta verso i punti di B da cui emana. Sopravviene però come termine correttivo nelle equazioni di Hertz, l’azione amperiana fra gli elementi di corrente che corrispondono al moto di A e B; e pertanto per le azioni complessive il principio newtoniano viene soddisfatto.
Ma supponiamo ora che la propagazione della forza che emana da A su B, venga modificata dal moto di un mezzo che accompagni B (è questa in sostanza l’ipotesi che corrisponde al trascinamento anzidetto); ciò porta a modificare la direzione della forza complessiva agente su B, cioè ad invalidare quell’accidentale compenso che si faceva nella teoria hertziana: il principio newtoniano d’azione e reazione non sussiste più!
E giacchè questa conclusione proviene, non tanto dalle ipotesi particolari di Lorentz, ma dalle esperienze di Fizeau, la caduta del principio stesso s’impone come un fatto.
Ne discuteremo più avanti le conseguenze.
§ 28. Il principio di relatività.
Ora ecco un’altra circostanza più grave, solo in apparenza legata alla precedente.
La teoria di Lorentz lascia prevedere la possibilità di constatare il moto della materia rispetto all’etere, cioè un vero moto assoluto che non dipende dalle relazioni fra i corpi!
Si è discusso intorno alla possibilità di una esperienza verificatrice. Si è trovato dapprima che nelle esperienze terrestri i fenomeni luminosi non possono permettere di riconoscere il movimento della terra in un ordine di approssimazione in cui si trascuri il quadrato dell’aberrazione astronomica. Ma come diremo, si sono immaginate esperienze più delicate in cui si dovrebbe avere un resultato apprezzabile; l’esito è stato negativo.
A vero dire ciò non ha provocato alcuna meraviglia; ma conviene rendersi conto dei motivi che conducono ad una così strana previsione nella teoria di Lorentz. Non si tarderà a riconoscere che i successi della teoria non portano veramente, come si potrebbe credere, nessuna presunzione a priori in favore dell’ipotesi che l’esperimento ha invalidato.
Lorentz ha tratto la sua concezione degli elettroni da un geniale ravvicinamento di fatti diversi; il valore delle sue ipotesi deriva appunto dalle osservazioni preliminari che in esse sono contenute. Ma nel riferire il moto degli elettroni ad un etere fisso, indipendente dai corpi, l’illustre fisico ha seguito un criterio arbitrario, per quanto comodo agli scopi della trattazione matematica. Ora è appunto questa ipotesi arbitraria, questa specie di assoluto posto a base della teoria, che si ritrova nelle deduzioni ulteriori; le quali sotto tale rispetto non acquistano dunque una maggiore credibilità per essere state concatenate ad ipotesi aventi un’origine attendibile.