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298 | capitolo vi |
Ora queste equazioni si possono estendere in due sensi.
In primo luogo si può ammettere che esse valgano comunque il campo elettro-magnetico sia prodotto da corpi che si muovano entro il mezzo dato. Così p. es., un corpo elettrizzato che si muove darà luogo in ogni punto ad una variazione progressiva della forza elettrica, e quindi ad una perturbazione del tutto analoga a quella generata da una corrente: ciò è d’accordo colle esperienze di Rowland che assimilano la corrente elettrica per convezione (trasporto) alla corrente per conduzione (voltaica).
In secondo luogo, se i fenomeni si propagano entro mezzi diversi che si muovano l’uno rispetto all’altro, si può supporre una indipendenza relativa di questi, cioè ritenere che in ognuno si abbia un campo elettro-magnetico proprio, definito dalle medesime equazioni hertziane prese come relative al mezzo stesso.
Hertz assume appunto tale ipotesi, completandola per riguardo al caso di mezzi materiali deformabili.
Si è facilmente condotti a questa estensione mercè le considerazioni seguenti.
Dalle equazioni differenziali riferentisi ad un mezzo indeformabile, si possono desumere leggi integrali (una delle quali fu assegnata da Maxwell) che esprimono la variazione del flusso di forza elettrica o magnetica attraverso una superficie chiusa, per il flusso della forza magnetica o rispettivamente elettrica lungo il contorno. Hertz assume come ipotesi fondamentale che queste leggi valgano per un mezzo in movimento, in senso relativo ad esso, cioè rispetto a circuiti materializzati deformantisi col mezzo.
La teoria di Hertz viene presentata dall’autore come un insieme di ipotesi compatibili con un piccolo numero di esperienze sul trasporto dei corpi elettrizzati e sugli effetti d’induzione del moto di circuiti attraversati da correnti; e l’autore stesso rileva la circostanza che in queste esperienze si tratta sempre di movimenti con velocità piccole rispetto alla velocità della luce.
La necessità di una correzione emerge dai fenomeni ottici che si presentano nei corpi in moto relativo, ed in ispecie dalla aberrazione astronomica.
Sia B un mezzo impolarizzabile, A una sorgente di onde elettro-magnetiche o luminose, e poniamo per fissare le idee che A sia a grande distanza da B in guisa da dare origine ad onde piane; così B può rappresentare la nostra atmosfera ed A una stella. Per ipotesi B si muove rispetto ad A.
Se si tien conto delle equazioni ai limiti nel passaggio dal mezzo di A al mezzo B, la teoria hertziana conduce ad ammettere che le onde emesse da A vengano come catturate e trascinate da B nel suo movimento, conservando in B il carattere di onde piane. Ne risulta che la velocità relativa di propagazione di queste onde in B, è quella stessa V che esse avrebbero se B fosse in quiete rispetto ad A.