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introduzione 21

si rappresenta il «quattro», associando idealmente i cubi alle dita della mano col pollice piegato, un altro alle quattro palline di un pallottoliere; ad un terzo bambino, che non sa contare, si è insegnato a disegnare col lapis, sopra i cubi, degli archi circolari di un quadrante ciascuno; egli riesce quindi a mettere da parte tanti cubi quanti occorrono a coprire il fondo della scatola, disponendoli successivamente l’uno accanto all’altro per modo che i suddetti archi formino (grossolanamente) un cerchio. L’ultimo bambino possiede come gli altri la conoscenza obiettiva in discorso, ma non più attraverso alla rappresentazione del numero, bensì attraverso quella di una figura geometrica.

Diciamo che le conoscenze dei nostri bambini sono obiettivamente le medesime, perchè essi si accordano nella previsione loro domandata, preparando ugualmente i cubi che copriranno il fondo della scatola, mentre questa previsione non si troverebbe verificata per riguardo ad un’altra scatola, o a cubi di differenti dimensioni. Diciamo che codeste conoscenze sono subbiettivamente diverse perchè la previsione è da loro ottenuta in modi diversi, attraverso immagini diverse.

Ma tostochè spingiamo più innanzi la nostra critica scorgiamo:

1) che la previsione anzidetta non è possibile se non attraverso qualche immagine, e però che una conoscenza obiettiva pura non è possibile;
2) che il modo subiettivo di rappresentazione influisce sopra la previsione stessa e su altre previsioni analoghe, onde bisogna dire che contiene qualcosa di obiettivo.

Nell’esempio precedente ciò riesce molto chiaro.

Il bambino che si rappresenta il fatto citato per la via geometrica, sa meno degli altri in quanto non riconoscerà subito che i suoi quattro cubi segnati copriranno il fondo della scatola, ove essi sieno distribuiti in modo da dar luogo, coi quattro archi ad una figura diversa dal circolo (v. fig. 1). Sotto un altro aspetto l’anzidetta rappresentazione geometrica insegna di più, a prevedere che il fondo della scatola può essere coperto disponendo i cubi in un dato modo e in un dato ordine ecc.


Da quest’esempio già si può riconoscere che l’elemento subiettivo e l’obiettivo non sono due termini irriducibili della conoscenza, ma piuttosto due aspetti di questa, resultanti dal confronto di essa con altre conoscenze di una medesima persona o di persone diverse, in rapporto ad una sola cosa o a cose differenti.

Riscontriamo l’elemento obiettivo ove c’è un accordo di previsioni, comunque queste sieno ottenute (da una stessa persona o da più persone) in modi diversi.