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288 | capitolo vi |
La riunione di queste due vedute ha condotto Maxwell a fondare quella generale teoria elettro-magnetica, a cui l’Ottica viene subordinata.
§ 20. Ottica.
Senza entrare in una minuta indagine storica, possiamo facilmente renderci conto della genesi delle idee che hanno portato ad una teoria meccanica della luce. Basta tener presenti:
Nonostante le accennate analogie, Newton a cui risale la teoria meccanica del suono (corretta poi soltanto in un punto da Laplace) ha fondato la prima teoria ottica sopra una ipotesi essenzialmente diversa, cioè sulla emissione di una sostanza dai corpi luminosi. Nè è difficile spiegarsi la ragione del diverso cammino prescelto.
Perchè i fenomeni luminosi non si adattano ad essere spiegati col movimento della materia che cade sotto i nostri sensi, l’ipotesi dell’emissione viene a colmare il vuoto con un presupposto cui spetta per dir così un grado minimo di astrazione, e che riposa d’altronde sopra talune associazioni spontanee di cui trovasi traccia nel comune linguaggio. Aggiungasi che l’idea di assimilare più profondamente la luce al suono, mediante una teoria ondulatoria, doveva incontrare come incontrò difatti al suo nascere, alcune serie difficoltà.
Comunque, la teoria dell’emissione raggiunse per opera dei continuatori di Newton un alto sviluppo e, mercè un certo numero d’ipotesi supplementari, condusse Laplace a render ragione delle prime proprietà della riflessione e della rifrazione.
Ma i progressi nello studio sperimentale di quest’ultimo fenomeno, ed in ispecie la misura della velocità della luce nei mezzi diversamente rifrangenti, si mostrarono inconciliabili coll’insieme delle ipotesi adottate.
Si affermò pertanto di fronte all’ipotesi newtoniana, la teoria rivale, ideata da Huyghens, sviluppata da Young e da Fresnel, la quale dando risalto all’analogia fra suono e luce, tende a rappresentare il fenomeno luminoso come vibrazione di un mezzo elastico, l’etere, riempiente l’intero spazio.