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estensione della meccanica 283

al secondo principio della Termodinamica. Chi ci assicura che il postulato di Clausius non possa subire qualche eccezione? p. es. nei fenomeni della vita?

Ricorre qui spontanea al ricordo la concezione del demone di Maxwell, distributore dell’energia. Scegliendo in un gas le molecole dotate di maggior velocità e separandole dalle altre, il demone potrebbe elevare la temperatura di una parte di esso a detrimento dell’altra, senza fornire alcun lavoro.

Ma un tale fenomeno sembra esigere necessariamente una forza di scelta.

Respingendo l’uso di un tal mezzo, G. Lippmann1 ha proposto una esperienza ideale per cui nelle ipotesi della teoria cinetica si riuscirebbe a toglier calore da un gas a temperatura uniforme, collocato in un campo magnetico, contraddicendo così al postulato di Clausius. Si tratta di approfittare delle correnti indotte alternate che si generano pel moto delle cariche elettriche portate dalle molecole, tenendo conto delle piccole differenze nella distribuzione delle velocità.

A vero dire questi effetti non potrebbero rendersi sensibili, e perciò non costituirebbero una effettiva contraddizione al principio termodinamico, preso nella sua accezione reale, come un fatto d’esperienza. Ma, se non c’inganniamo, si può opporre al ragionamento del Lippmann un’altra osservazione: un gas a temperatura uniforme ammette sempre, nelle ipotesi della teoria cinetica, piccolissime differenze di temperatura in punti diversi; sembra dunque che tali differenze, riducendosi progressivamente, possano essere utilizzate come una infinitesima caduta di calore per produrre effetti del medesimo ordine, conformemente al secondo principio della Termodinamica.


§ 16. Meccanica energetica.

Consideriamo gli sviluppi precedenti sull’elasticità e sul calore come un tentativo di verificare più estesamente la Meccanica newtoniana.

La possibilità della verifica resta subordinata all’ipotesi di movimenti nascosti; la quale ipotesi vedremo assumere un’estensione maggiore nelle teorie elettro-magnetiche, dove si postuleranno anche masse nascoste.

Ora questa costruzione ipotetica di un mondo invisibile, paragonata ai fatti d’esperienza ch’essa vuole spiegare come conseguenze dei principii adottati, viene a contenere un’arbitrarietà tanto più illimitata, in quanto che i fenomeni irreversibili ci costringono a moltiplicare i movimenti nascosti, e a ritenerne soltanto gli effetti di media secondo la legge dei grandi numeri.

Riguardata sotto questo aspetto la Fisica assume un carattere di limite per riguardo alla Meccanica, e la verifica di questa viene in definitiva a mancare, poichè si apre l’adito a possibili modificazioni dei principii meccanici, che sieno di natura da essere eliminate in un computo di media.

  1. Rapports du Congrès international de Physique, Paris, 1900, tom. I.