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introduzione 19

versamente le precedenti osservazioni ci mostrano una serie di oggetti, ugualmente accessibili alla ricerca; ma, come questa serie ci appare indefinita, vediamo che il nostro desiderio di sapere non potrà esser mai interamente soddisfatto.

Fortunata condizione invero, per la società umana, a cui un progresso senza fine si apre dinanzi.


§ 18. Distinzione fra subiettivo e obiettivo secondo Kant.

Affine alla distinzione fra apparenza e sostanza è quella tra soggetto e oggetto, fra soggettivo e oggettivo.

Possiamo ormai dispensarci dal ripetere come tale distinzione, assolutamente presa, sia priva di senso, rispondendo per una parte ad una veduta trascendente dell’oggetto in sè (che si confonde colla sostanza), per un’altra parte ancora ad una veduta trascendente dell’io, come di un sostrato indipendente dalle varie personalità fenomeniche sovrapposte in una persona.

È sempre il medesimo spirito assoluto della critica, che porge il fondamento all’agnosticismo kantiano.

Ma soltanto chi guardi le cose sotto un punto di vista particolare può interpretare la filosofia di Kant come conducente ad un resultato scettico, nel quale essa s’incontra coi postulati della filosofia positiva.

E mentre questo lato della dottrina sembra rivolto a conciliare certe esigenze pratiche, in quanto «lascia appunto ai dati pratici di riempire il posto per un’estensione della conoscenza ove la ragione speculativa si mostra incapace di occuparlo»1 si può ben dire che, dall’averne messo in luce il carattere vizioso, non viene infirmato il valore della rivoluzione operata da Kant verso l’antica metafisica. Interpretando largamente lo spirito kantiano, si scorge infatti come la distinzione fra subiettivo e obiettivo non rimane nel pensiero del filosofo una sterile antinomia, ma divenne per lui il punto di partenza di un nuovo concetto della realtà scientifica, che, per altra via, il positivismo ha raggiunto.

Alla stretta veduta del positivismo crediamo anzi che la filosofia di Kant possa ancora aggiungere qualche cosa di scientifico, quando ci si accordi a ritenerne soltanto lo spirito in ciò che ha di migliore, e si muova nuovamente da altre basi ad una costruzione nuova.

L’insegnamento che «nella conoscenza si distingue un elemento personale (subiettivo) ed un elemento reale (obiettivo), e che quest’ultimo variabile da uomo a uomo, si riattacca ad alcune forme generali della sensibilità e della intelligenza umana», resta infatti pieno di significato positivo, ove si proceda

  1. Cfr. «Critique de la raison pure», trad. Barni, 2ª ediz. Préface, pag. 28.