Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
18 | capitolo i |
mediate che riferiamo ad una cosa qualsiasi, e l’insieme dei rapporti di questa col mondo che la circonda, dei quali possiamo acquistare in parte una conoscenza mediata.
E l’osservazione risale ad Aristotele; il filosofo nota, ad es., come il remo immerso nell’acqua, pur essendo intero ci appaia spezzato. Ma il senso primitivo della distinzione stessa si è venuto trasformando attraverso il medio-evo, lo spirito dell’assoluto essendosi sovrapposto alla civiltà ellena.
Guardiamo che cosa tale distinzione sia divenuta per Kant!
L’apparenza, o come Kant si esprime, il fenomeno, viene concepita in contrapposto all’essenza, o noumeno, prendendo quest’ultimo termine in senso assoluto1. Si faccia astrazione, nel considerare un corpo qualsiasi, da tutti i rapporti che sono a noi percettibili, in modo immediato o mediato; ciò che resta è la vera essenza del corpo.
Un tale non senso rimarrebbe veramente inesplicabile, se non si riattaccasse ad una rappresentazione antropomorfica del mondo. Ci si immagina che, potendo entrare in una pietra, si proverebbero sensazioni atte a rivelarcene l’effettiva essenza.
Lo stato confuso della mente che risponde al modo assoluto di considerare l’essenza, ricorda appunto quest’antropomorfismo pel quale siamo passati probabilmente nella prima infanzia.
Ma non sarà davvero cagione di meraviglia, che si arrivi a conclusioni agnostiche riguardo a questa pretesa essenza2, definita per modo che non resti più nulla nel significato della parola.
§ 17. L’ignoto.
Veramente non vogliamo negare così il sentimento di un «enorme mistero dell’universo», che le riflessioni intorno all’idea della sostanza, suscitano nello spirito nostro. Poichè concepiamo che rapporti multipli leghino tutte le cose, noi siamo tratti a scorgere dietro di esse un ignoto da svelare, e a rappresentarci l’impossibilità di esaurire gli oggetti che cadono nel suo dominio. Ma l’affermazione dell’inconoscibile, non esprime adeguatamente questo concetto.
D’accordo col nostro Ardigò nella critica che egli muove a questo punto nella dottrina di Spencer, non possiamo ammettere che ad una realtà accessibile alle nostre conoscenze, si contrapponga una realtà misteriosa, la quale debba necessariamente sfuggire ad ogni sforzo del pensiero. Ben di-