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258 capitolo v

pel moto di Mercurio in un secolo (uno spostamento di 41″ del perifelio); per gli altri pianeti lo scarto suddetto resta inferiore ad un angolo di 2″, quantunque conduca ad errori apprezzabili relativamente al nodo di Venere e al perifelio di Marte1.

Dinnanzi a tali resultati il sentimento primo e più forte è sentimento di compiacenza e di ammirazione, che eleva l’animo in un’apoteosi della Scienza.

Ma chi già possiede illimitata fiducia nel progresso di questa, trarrà dal successo nuova lena alla ricerca di una conoscenza anche più precisa.

Ed invero gli scarti sopra riferiti, benchè praticamente minimi, sono ancora apprezzabili coi nostri delicati istrumenti e superano i limiti d’errore prevedibili nell’applicazione della teoria newtoniana; essi richiedono pertanto una spiegazione adeguata.

Ora si è condotti a scegliere fra le ipotetiche spiegazioni seguenti:

1) Si può correggere l’errore con una estensione delle osservazioni (p. es. riconoscendo l’esistenza di nuove masse interplanetarie o la non sfericità del sole ecc.).
2) Si deve per ciò modificare la legge dell’attrazione, tenendo ferma la Dinamica newtoniana nella sua interezza, ed assumendo quindi una forza attrattiva (f (r)) funzione della distanza r, ma non più rigorosamente proporzionale a 1 : r². In questo senso è stato proposto da Hall di sostituire al 2, l’esponente 2,000.000.151.
3) Occorre modificare propriamente le supposizioni contenute nella Dinamica newtoniana, o almeno una parte di queste, p. es. la propagazione istantanea dell’attrazione e quindi il principio d’inerzia generalizzato.

Trattandosi di un ordine di approssimazione molto elevato è difficile dire se, conformemente all’ipotesi 2), non sia possibile una determinazione della funzione f (r) che restringa gli errori entro limiti trascurabili; ma una tale ipotesi certo deve apparire poco soddisfacente senza il conforto di qualche rappresentazione, ed è quindi per recare un piccolo peso alla nostra fiducia nella Dinamica.

L’idea di correggere l’ipotesi dell’attrazione, ammettendo un tempo finito di propagazione, si è presentata a Laplace, il quale tuttavia non ha considerato questa correzione come riguardante i principii stessi della Dinamica newtoniana e però connessa verosimilmente a qualche altra correzione di questi. Il calcolo di Laplace, rinnovato da Léhman Filhés (1884), ha portato ad una velocità di propagazione milioni di volte più grande di quella della luce; e sembra impossibile discernere una tale velocità da una propagazione istantanea2.

  1. Cfr. Tisserand: «Traité de Mécanique céleste», t. IV, cap. 29.
  2. Tisserand, op. cit., t. IV, cap. 28.