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216 capitolo v

possa venire spiegata psicologicamente, costituirà un argomento di diffidenza nel confronto colle esperienze volontariamente proseguite e coscientemente criticate. Ma le cose appariranno in un aspetto diverso se si rifletta che queste esperienze e questa critica, almeno in un primo periodo di sviluppo, riescono facilmente incomplete ed unilaterali, laddove l’elaborazione incosciente dei dati sensibili rappresenta una più grande molteplicità di confronti ripetuti secondo diversi rapporti; perciò la conoscenza intuitiva ha un valore probabile superiore a quello della conoscenza sperimentale, purchè l’una e l’altra si riferiscano al medesimo ordine di relazioni; è invece nella delimitazione del campo di applicabilità, e nell’allargamento progressivo di questo, che l’esperienza voluta vince l’intuizione.

Perciò, senza pretendere di ridurre ogni conoscenza scientifica a rivestire un carattere intuitivo, è vivamente da desiderare che gli acquisti sperimentali promuovano uno sviluppo adeguato della rappresentazione intuitiva, per la quale i fatti nuovi si riattacchino alla gran massa delle conoscenze istintive, più antiche, mediante concetti maggiormente estesi; il riattacco costituisce una garanzia che non vi è contraddizione logica fra le varie parti del nostro sapere, poichè ne sarebbe stato impedito il proseguimento di certe associazioni ed astrazioni, effettivamente compiutesi.


Queste riflessioni ci conducono a riconoscere che non è fuor di luogo il tentativo, più volte rinnovatosi nella storia della Meccanica, di porre il suo fondamento su principii evidenti.

Si ebbe torto soltanto a sforzare codesta evidenza, sia interpretandola come necessità a priori sulla base di argomenti metafisici, sia estendendola al di là del suo proprio campo.

Il tentativo cui si è accennato conduce soprattutto al resultato di distinguere una prima categoria di principii, i quali si presentano come il presupposto fondamentale di una rappresentazione astratta dei dati meccanici, dove questi vengono associati subordinatamente ai concetti di spazio e di tempo, e da ciò appunto traggono la loro evidenza.

Ma questi postulati evidenti, che costituiscono le premesse della Statica e della Cinematica, non bastano a fondare la Dinamica; occorre aggiungervi delle ipotesi suggerite direttamente dall’esperienza e soltanto in parte connesse a talune rappresentazioni intuitive, le quali insomma non hanno più nulla di evidente. Qui soprattutto ciò che vi è d’arbitrario nella nostra costruzione scientifica, si spiega collo sviluppo storico; all’opposto una interpretazione psicologica della storia non consente di ammettere egualmente una determinazione indifferente dei primi principii, comunque essi si sieno rivelati in modo parziale e successivo nello studio di problemi particolari.