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12 capitolo i


Ma niun ideale è insuperabile, ed il fine altissimo, che entro un certo gruppo sociale ed in una certa epoca ha senso assoluto, diventa relativo in un confronto più largo delle morali di popoli differenti, in differenti condizioni di vita.

Si obietterà per esempio: Questo ideale assolutamente insuperabile è la giustizia?

Effettivamente in ogni momento e per ogni grado della evoluzione sociale, l’idea umana della giustizia esprime la sintesi più alta dei giudizii apprezzativi; ma questi stessi giudizii non sono ognora suscettibili di essere estesi ad una cerchia più larga di rapporti? E non ne segue perciò che la loro espressione generale ed astratta non possa mai riguardarsi come compiuta?

Il valore assoluto della morale non significa dunque praticamente null’altro che una relatività più larga. Tale constatazione s’impone a chi riguardi scientificamente la Morale come un fatto, indipendentemente da ogni possibile considerazione di un danno o di un vantaggio che possa andarvi connesso. Ma il pericolo del danno temuto non sussiste, per chi tenga dinanzi agli occhi il posto preminente dei fini etici generali sui motivi delle azioni individuali, che è la sola cosa praticamente importante espressa da tale assoluto. Mentre l’affermazione che la Morale è relativa, tende essa stessa ad elevare i criterii dei nostri giudizii e della nostra condotta, sopratutto nei rapporti tra popoli diversi, in differenti condizioni di vita. Nulla è più ingiusto che estendere i canoni della nostra Morale ad uomini dissomiglianti da noi; e l’assurda pretesa d’imporli in nome di una superiorità naturale, darebbe al filosofo facile argomento di riso, se le sue conseguenze pratiche non suggerissero alla mente riflessioni più amare.


§ 12. Che cos’è l’Assoluto in un senso trascendente.

Negli esempi che precedono, l’assoluto, conformemente all’uso del linguaggio volgare, ci appare significante una relatività più profonda e lontana da noi.

Vero è che, in tali casi, una vaga coscienza ci avverte la parola non essere adoperata nel suo significato rigoroso. Ma non ci si occupa generalmente di definire un tal senso, nella più larga estensione che gli si suppone in confuso.

Esaminiamo ora ciò che la parola è divenuta pei filosofi.

Poichè nel relativo ci son gradi, si pretende di risalire fino al termine una serie indefinita, per giungere a qualcosa che non sia più relativo sotto alcun aspetto, cui si possa dare propriamente il nome di assoluto.

Risalire fino al termine una serie indefinita di gradi? La proposizione stessa è evidentemente contradditoria. Ma il palese assurdo non cede innanzi ad una illusione radicata nello spirito umano.