Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
introduzione | 11 |
Nondimeno osservazioni secolari hanno rilevato come anche queste stelle, impropriamente chiamate «fisse», si muovano le une rispetto alle altre, mutando le loro distanze reciproche in una misura che deve giudicarsi enorme, se riesce sensibile la variazione degli angoli secondo cui esse sono vedute da un punto tanto lontano, come è la nostra terra.
In conclusione, il movimento che viene concepito come assoluto in un certo ordine di atti, appare relativo in un campo più esteso; è un assoluto suscettibile di gradi, rispondente al bisogno di cercare alla nostra scienza un punto d’appoggio più fisso.
Abbiamo voluto soltanto citare un esempio, senza spingere la discussione fino al limite cui si può giungere nello stato attuale delle nostre conoscenze. Avremo occasione di riprendere in esame il problema; qual’è il senso più assoluto che possiamo attribuire al moto? Ma si tratterrà sempre di dare alla parola «assoluto» un significato relativo più esteso, soddisfacente meglio all’insieme dei rapporti meccanici conosciuti.
§ 11. L’assoluto nella Morale.
Scegliamo un secondo esempio, in un ordine di considerazioni completamente diverso.
Chi vuole un fine deve volere qualcuno almeno dei mezzi che vi conducono. In questo senso il sentimento del dovere compare fra i motivi determinanti di ogni volontà continuativa, buona o cattiva che sia.
A questo genere di doveri verso se stessi, se ne aggiungono di simili verso la società; i quali, comunque vengano acquisiti per una imposizione suggestiva di altri, non possono comprendersi che come doveri relativi ad uno scopo implicitamente accettato, sia pure per volere di un gruppo sociale, anzichè proprio.
Ora la morale distingue fra tali doveri, contrapponendo i «doveri assoluti» ai «relativi»; ammette che la difficoltà dell’azione possa giustificare il non adempimento di questi, ma all’opposto sancisce che tale motivo non valga a sottrarre alcuno alla pena di compiere quelli. Perchè?
Perchè si tratta di doveri relativi a fini generali, la cui osservanza permanente ha per la società umana un valore superiore ad ogni sacrifizio o danno transitorio per quanto grande.
Ma il valore del fine, che ha significato assoluto per riguardo a certi moventi dell’azione, appare a sua volta relativo nel confronto con altri fini dello stesso ordine: il dovere che esige il suo adempimento, nonostante il sacrifizio o il danno dell’agente, non domanda ugualmente la sottomissione di altri doveri; il fine non giustifica i mezzi. Ed il conflitto morale non può essere risolto che da un apprezzamento comparativo degli ideali supposti e dalla loro subordinazione a qualche ideale più alto.