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i problemi della logica | 147 |
nuti a distruggerne il fondamento anatomico, mentre l’esperienza di Bethe sul Carcinus Menas sembra rovesciarne le asserzioni fisiologiche.
Ma non si tratta qui di rappresentarsi gli elementari processi fisiologici che si traducono nel pensiero, bensì soltanto taluni rapporti generalissimi di questi; e ciò può essere richiesto in un senso analogo a quello di alcune teorie fisiche, nelle quali si riesce ad una rappresentazione dei fenomeni appoggiandosi sopra un ipotetico sostrato meccanico, che non viene per nulla determinato.
Ci sia concesso, per chiarezza, di fissare dapprima alcune ipotesi da cui ci renderemo poi indipendenti in una certa misura.
La prima ipotesi è che l’ideazione si lasci rappresentare fisiologicamente come un insieme di correnti nervose, in qualche modo analoghe a quelle che si possono constatare nel caso delle funzioni cerebrali più basse.
Che cosa sia il fenomeno elementare così designato; se vi sia in un certo gruppo di cellule o di fibre una scarica elettrica o una serie di fenomeni di metabolismo; se si tratti di fenomeni osmotici o di un altro ordine qualsivoglia di fenomeni fisici, chimici o fisiologici; queste sono ipotesi che possiamo lasciare affatto da parte.
Il nostro schema ci raffigura dunque un intreccio complicatissimo di fenomeni che, sotto il nome di correnti, consideriamo come leganti centri o gruppi di cellule cerebrali, secondo azioni e reazioni attraverso certe vie associative.
La seconda ipotesi (che enunciamo qui nella sua forma più restrittiva) è che, nei processi corrispondenti allo sviluppo logico, le correnti possano ritenersi come nettamente localizzate, secondo vie che restino fisse, entro certi gruppi di cellule e di fibre, durante il corso del processo.
Questa ipotesi si può, in un certo senso, giustificare sulla base di due considerazioni.
La prima è il principio che «la corrente nervosa tende a ripetersi secondo le vie già percorse».
Questo principio, che non implica alcuna intima conoscenza della corrente nervosa, costituisce un’ipotesi generalmente accolta dai neurologisti, qualunque sieno del resto le loro particolari vedute intorno alla costituzione istologica dei tessuti costituenti la sede dei fenomeni.
Invero l’ipotesi suddetta: