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122 capitolo iii

si deve intendere per energia elettrica, magnetica, fotica, chimica, ecc., e si riesca quindi ad esprimere un rapporto fisico più complesso ed integro.

Non si può pretendere che questo rapporto assuma mai un valore rigoroso. E basta notare come nell’energia totale di un sistema entri l’energia di posizione per vedere che non esistono sistemi perfettamente isolati. La ricerca di un tale sistema ci condurrebbe a considerare l’intiero universo nella sua infinità. Ma quale senso avrebbe mai l’affermare che l’energia dell’universo è costante, se essa è, come appare presumibile, infinita?

Ricapitolando, il significato e il valore di quei principii, che si riattaccano all’idea di qualcosa di sostanziale, sembra essere questo:

1) il riconoscimento relativo ed approssimato di un rapporto reale invariabile o, se si vuol essere esatti, poco variabile;
2) una fiducia generica che dietro il rapporto suddetto, e come integrazione di esso, possa scoprirsi qualcosa di più fisso;
3) la supposizione concreta che nei varii casi codesta correzione possa ottenersi tenendo conto di tali e tali altri dati sensibili, e verificarsi eliminando, per via di medie, ecc., certe cause d’errore.

Il primo aspetto risponde alla veduta dommatica della Scienza acquisita, nella quale si espone il resultato delle esperienze fatte; nel secondo e nel terzo aspetto c’è l’espressione di una volontà, che anticipa l’esperienza con una supposizione sempre più determinata e significativa rispetto a nuove esperienze possibili.


§ 23. Causa.

Anche dal rapporto di causa, positivamente inteso, esula ogni idea di rigorosa invariabilità.

Quando si dice che causa ed effetto sono fenomeni succedentisi invariabilmente, si sottintendono sempre certe condizioni. E se può essere opportuno di complicare la causa tenendo conto delle condizioni notevoli, in cui si riscontra il rapporto di successione, è chiaro che vi è in ciò una scelta relativa alla frequenza o all’interesse che certe condizioni presentano in confronto ad altre. Se si pretendesse di spingere la complicazione alle sue ultime conseguenze, il rapporto di causa perderebbe ogni significato, perchè nella sua forma assoluta ci direbbe che «ogni fenomeno è l’effetto dello stato precedente dell’universo» e quindi che «per assistere alla ripetizione esatta del fenomeno occorre riprodurre il suddetto stato»!

È assai difficile precisare i criterii di scelta, che tendono a determinare in ogni ordine di fatti il concetto della causa. Mentre, sotto l’aspetto logico astratto, si può ravvisare in codesta scelta una libera convenzione (conformemente alla veduta affacciatasi nella recente filosofia francese), quando si riguardi l’aspetto più essenziale della questione, si sarà tratti a distinguere: