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i problemi della logica 119

quali si collegano dei giudizii sintetici, parimenti a priori, cui verrebbe conferita realtà obiettiva dal fatto di codesta possibilità.

Ma le conclusioni di siffatta critica ci sembrano contestabili per i motivi seguenti: le rappresentazioni di sostanza e di causa, prese in un senso assoluto, non costituiscono condizioni a priori per la possibilità dell’esperienza, come essa è, nelle sue forme imperfette e non rigorose, bensì soltanto per un’esperienza tipica, dotata di un valore probativo rigoroso, la cui possibilità non sussiste.

La possibilità di una rappresentazione logica del reale, siccome essa si manifesta progressivamente nella Scienza, non implica una forma di conoscenza in alcuna sua parte compiuta, dimodochè le conoscenze a priori che a quella si volessero collegare non ne risulteranno provate. Il dilemma che Kant pone fra la loro accettazione e lo scetticismo è irricevibile, appunto perchè contrappone una Scienza assolutamente razionale ad una assoluta ignoranza, laddove i varii gradi del sapere non giungono mai ad un assetto rigoroso. Essere l’esperienza possibile in genere, subordinatamente a criteri logici, non significa nulla di preciso finchè non si determini quali modi d’esperienza sieno resi possibili dal verificarsi di certe condizioni o di certi fatti.

E questo giudizio è evidentemente a posteriori.


Il postulato della conoscenza, inteso nel suo vero senso positivo, implica soltanto una invarianza relativa e non rigorosa di certi oggetti dell’esperienza, denotati come cose reali; la rappresentazione logica della realtà suppone un grado d’invarianza (teoricamente rigoroso) che, in ogni singolo caso, dipende dall’estensione dello sviluppo deduttivo. Di qui un’antinomia che si risolve in un limite all’applicazione della Logica.

A rendere più precise le affermazioni precedenti, e ad approfondire la questione, conviene cominciare da una critica delle rappresentazioni di sostanza e di causa.


§ 22. Sostanza: materia ed energia.

L’idea che ci formiamo della sostanza o di un sostrato invariabile dei fenomeni, esprime la nostra credenza che «vi siano nella realtà certe coesistenze fenomeniche, per cui taluni caratteri sensibili si ritrovano in aggruppamenti uguali, a costituire degli oggetti», e quindi che «talune somiglianze di caratteri ne implichino altre». Appunto questa credenza trovasi a fondamento della rappresentazione delle cose reali a mezzo di concetti, costruiti per astrazione da classi di elementi.

Ora l’idea generale di sostanza si concreta nel riconoscimento di alcuni invarianti, che nell’ordine delle idee kantiane dovrebbero prendersi in un senso rigoroso a priori.