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introduzione | 3 |
Ma se essa non adempie al suo ufficio, in una misura così larga come sarebbe necessario, si deve ricercarne il motivo in quella condizione di cose per cui, in sul principio del secolo scorso, ebbe origine il funesto dissidio che ancora divide i filosofi dagli scienziati. Del quale non è nostro proposito indagare qui le ragioni, poichè non gioverebbe oggi rinnovare le antiche accuse, mentre dall’una parte e dall’altra si scorgono i segni di un riavvicinamento felice.
Osserveremo soltanto che il giudizio dei cultori della Scienza, il quale serenamente dovrebbe correggere il difetto di chiarezza e di precisione accompagnantesi a certe espressioni nebulose del pensiero speculativo, perde ogni efficacia, ove accomuni nella medesima condanna taluno che sotto oscuro linguaggio dissimula soltanto la vacuità degli scopi, con chi, sia pur soggiacendo a qualche inevitabile errore di metodo, mira a cogliere l’unità del molteplice e a sceverare il determinabile nell’indeterminato.
E tanto più diminuisce di valore la critica, quando non paga di colpire il filosofo si volga contro la Filosofia stessa, contrapponendo alla variabilità di questa, la solida costruzione dell’edificio scientifico. Accusa che può essere accolta soltanto da chi non ha compreso come il pensiero filosofico non chieda necessariamente la risoluzione di particolari e ben definiti problemi, ma rappresenti piuttosto una tendenza dell’intelletto umano, la quale dà, per così dire, all’edificio della Scienza lo stile, onde esso diversamente si atteggia ne suo progressivo innalzarsi.
Il severo giudizio degli scienziati, di cui sopra abbiamo discorso, si volge tanto più assoluto contro quella Filosofia che, derivando dalle fresche sorgenti del pensiero moderno, senza freno si è levata a toccare le più alte cime dell’astratto, nella prima metà del secolo passato.
Fortificata dalla recisa condanna di Augusto Comte, la scienza positiva accoglie la credenza che ivi non sia movimento d’idee, ma vana battaglia di parole. Non ci si limita a combattere la Metafisica dei sistemi moderni con un modo vizioso di considerare certi problemi, ma si giunge fino a negare che vi sieno in qualche modo dei problemi a cui tale speculazione si riferisca.
Così non di rado taluno, pur ignorando ciò che Comte ha costruito con una esposizione dei risultati generali delle scienze, di cui dopo sessant’anni dobbiamo ammirare la freschezza, accorda il più largo favore a quanto nella sua filosofia vi è di negazione. Di quel che fu oggetto di classiche ricerche, nulla si lascia sfuggire ad una siffatta condanna; senza esame, sembra che tutto quel lavoro sia stato speso inutilmente, poichè mirava a render noto ciò che, in un senso qualsiasi non sarà mai conoscibile.