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114 | capitolo iii |
è reale sia possibile»; si dice appunto in questo senso che «il reale non può essere contraddittorio». In base al principio suddetto si cerca di giustificare la compatibilità di un sistema di rapporti (ipotetici) mostrando coll’esperienza che questi corrispondono ad una realtà, per una qualche interpretazione convenzionale arbitraria data ai concetti.
Il valore della prova risiederebbe in questo, che gli invarianti reali (cap. II) possono venire rappresentati come oggetti del pensiero.
Ma vi sono da fare alcune riflessioni.
Anzitutto l’invarianza delle cose reali è soltanto approssimativa, e quindi non bene determinata la costruzione degli oggetti del pensiero corrispondenti, sicchè bisognerebbe almeno distinguere fra esperienze qualitative e quantitative (cfr. la seconda parte di questo capitolo).
Inoltre le esperienze effettivamente praticabili, in numero finito, non valgono da sole come prova di realtà; occorre, come vedremo, una interpretazione di esse, e questa è subordinata ad una rappresentazione mediante concetti. Sotto questo riguardo, il cercare una prova sperimentale (fisica) della compatibilità logica di un sistema d’ipotesi può apparire un circolo vizioso, poichè la compatibilità è generalmente una condizione premessa alla verifica; tuttavia resta sempre che il mancare a codesta condizione impedirà il successo delle verifiche sufficientemente proseguite. Inoltre il tentativo di una dimostrazione fisica della compatibilità di certi rapporti, conduce ad uno sviluppo deduttivo di questi, e quindi ad esperire la prova 1) b).
Nonostante gli errori a cui l’applicazione del criterio va soggetta, questo ha un valore altamente probabile quando sia adoperato con una larga critica comparativa, tenendo conto degli insegnamenti che emergono dalla storia della Scienza.