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104 capitolo iii

derarsi in alcun modo come una definizione della proprietà, sia perchè ne riduce il concetto a quello generale di «diritto», sia perchè, mirando ad una condizione di proprietà perfetta (non modificata), riesce insufficiente a stabilire i limiti e le menomazioni, che il diritto subisce nei varii casi.

D’altronde per quanto già abbiamo avvertito, una vera definizione logica della proprietà non può neppure essere richiesta, dovendo essa necessariamente fondarsi sopra concetti equivalenti a quello che si vuole spiegare; piuttosto è da domandarsi di determinare, con opportuni enunciati, «i modi volontarii di agire sulla cosa, che la legge garantisce al proprietario».

I quali appunto dovrebbero essere determinati, tenendo conto:

1) della natura fisica della cosa, cui la proprietà si riferisce, (cose mobili ed immobili, cose immateriali come crediti, diritti di autore, brevetti, ecc.);
2) delle condizioni giuridiche della cosa stessa, cioè dei diritti reali che vi sono connessi;
3) del rapporto tra il proprietario e la cosa (se questi ne abbia il possesso, ecc.).


§ 10. Il processo logico: posizione di problemi.

Negli sviluppi precedenti, dopo avere caratterizzato la Logica formale, in un senso psicologico, ne abbiamo desunto la possibilità dallo sviluppo delle Matematiche. Ancora da questo siamo stati indotti ad istituire una critica della definizione, ed in ispecie a riconoscere come logicamente primitiva la definizione implicita dei concetti; talune questioni relative al modo di stabilirla, ci hanno fermato nei due ultimi paragrafi, il cui contenuto esce dal campo della Logica pura.

Comunque la critica scientifica sia pervenuta a definire implicitamente i concetti di una teoria deduttiva, lo sviluppo logico di questa ritiene soltanto che si suppongono dati:

1) degli oggetti,
2) dei rapporti logici fra di essi,

subordinatamente a talune condizioni, che dovremo poi sottoporre ad esame.

E lo sviluppo consta di:

1) definizioni (nominali) costruttrici di nuovi oggetti,
2) deduzioni (nel senso largo della parola) che aggiungono ai primitivi nuovi rapporti logici, fra gli oggetti dati e costruiti.

Tutti ammettono l’importanza della deduzione; ma non ugualmente viene riconosciuto l’ufficio della definizione logica (esplicita); la stessa designazione di «nominale», fa pensare alla semplice introduzione di un nome, e quindi ad una economia di parole pei trattatisti. Giova pertanto rilevare che il nome