Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
90 | capitolo iii |
empirici, e cercando di fissare i canoni generali di quelle associazioni che costituiscono i processi induttivi. Coloro che si sono spinti innanzi su questa via, da Bacone a Stuart Mill, hanno veduto la necessità di tener presente il contenuto reale del ragionamento, e si sono così allontanati dalle antiche formule, nelle quali il falso si lascia adagiare altrettanto bene come il vero.
Se la nuova Logica induttiva, pur possedendo principii generali, è lungi dal porgere la medesima fissità ed esattezza di criterii che apparteneva all’antica, essa integra molto più adeguatamente il concetto di un’arte volta a stabilire la verità.
Da un altro lato tenuto fermo, come oggetto della Logica, il ragionamento nella sua forma rigorosa, si è inteso (da Kant, Herbart, ecc.), a mettere nella sua propria luce il carattere puramente analitico di codesto rigore formale, attribuendo al ragionamento suddetto il valore di un istrumento di trasformazione, che non alteri i dati concettuali della conoscenza, ma li lasci veri o falsi, secondo è da provare con altri mezzi, stabilendo soltanto un legame per cui la verità o la falsità degli uni porti la verità o la falsità degli altri.
Perchè il ragionamento così inteso riesca perfettamente indipendente dalla prova reale empirica, e perchè riesca rigoroso, importa che le sue leggi vengano riconosciute come puramente formali, applicabili cioè ogni qualvolta si riscontrino talune condizioni di coerenza del pensiero, senza badare al contenuto.
Infatti vi è nei dati dell’osservazione e dell’esperienza qualcosa di non bene definito che sparisce nel concetto a cui essi vengono subordinati; ed, a causa di ciò, il controllo che si eserciti sul ragionamento, in vista della realtà a cui si riferisce, non può pretendere alla medesima esattezza, che spetta al giudizio sulla sua coerenza formale.
Il movimento di pensiero proseguitosi, come si è detto, in due sensi opposti, porta, in ultima analisi, a distinguire, una Logica reale induttiva, ed una Logica formale (considerata spesso come) deduttiva, che rispondono ad un unico scopo conoscitivo.
Importa però determinare il valore di questa distinzione, in ordine al criterio classico della deduzione e dell’induzione.
Ciò che caratterizza la Logica formale rigorosa, non è la deduzione dal generale al particolare, poichè i procedimenti d’induzione completa ne formano parte integrante. Se dunque si vuol parlare di una Logica formale, come «deduttiva», occorre tener presente che si accorda, con ciò, alla «deduzione» un significato più esteso, di quello tradizionale, conformemente all’uso della parola fra i matematici.
Il rapporto fra la deduzione e l’induzione, così intese, risulta bene chiarito relativamente al processo conoscitivo, se ci si riferisce allo schema logico di