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capitolo iii.


I PROBLEMI DELLA LOGICA




A - La logica pura.


§ 1. Logica reale e logica formale.

Nella vita comune colui che, in una discussione, può far toccare con mano all’avversario come le conseguenze del suo ragionamento siano false, non esita a dichiararlo in flagrante reato di illogicità.

Mettere in dubbio la giustezza di codesto criterio vale quanto sostenere la tesi paradossale che «un ragionamento buono possa condurre a conclusioni sbagliate». L’uomo sensato, volendo spiegare il suo modo di vedere in proposito, ci direbbe probabilmente che il ragionamento ha come scopo di giudicare del vero e del falso, e quindi il valore del ragionamento stesso si deve desumere dal resultato raggiunto.

Come spesso accade, il senso comune ha ragione dal suo punto di vista; in quanto i problemi non esistono per lui fuori della vita, le risposte che egli suggerisce mirano sempre ad avvicinarsi allo scopo pratico, in una veduta sintetica. E vi si avvicinano infatti, grossolanamente, come una linea retta, tirata fra due punti, può avvicinarsi ad una linea, di natura più complicata, che abbia in essi gli estremi.

Tuttavia il semplice criterio del senso comune ammette, in questo caso, delle eccezioni molto visibili. Tizio e Caio si trovano discordi in una questione; dopo avere lungamente discusso, accusandosi reciprocamente di non saper ragionare, viene in chiaro che uno di essi crede di aver visto le cose in un dato modo, mentre l’altro ritiene di aver veduto l’opposto. A questo punto, ciascuno dei due non pensa più ad accusare l’amico di essere illogico, ma gli rimprovera piuttosto in cuor suo di essere cieco; e per terminare la disputa i due si recano insieme sul posto a constatare de visu ciò che forse non hanno veduto, nè l’uno, nè l’altro.

Tizio e Caio sono dunque forzati di riconoscere che anche il ragiona-