Pagina:Eneide (Caro).djvu/95

54 l’eneide. [70-94]

70Gli fosse il petto e sviscerato il fianco.
     Stava tra questi due contrari in forse
In due parti diviso il volgo incerto;
Quando con gran caterva e con gran furia
Da la ròcca discese, e di lontano
75Gridò Laocoonte: O ciechi, o folli,
O sfortunati! agli nemici, a’ Greci
Date credenza? a lor credete voi
Che sian partiti? e sarà mai che doni
Siano i lor doni, e non più tosto inganni?
80Così v’è noto Ulisse? O in questo legno
Sono i Greci rinchiusi, o questa è macchina
Contra alle nostre mura, o spia per entro
Ai nostri alberghi, o scala o torre o ponte
Per di sopra assalirne. E che che sia,
85Certo o vi cova o vi si ordisce inganno,
Chè de’ Pelasgi e de’ nemici è ’l dono.
  Ciò detto, con gran forza una grand’asta
Avventògli, e colpillo, ove tremante
Stette altamente infra due coste infissa:
90E ’l destrier come fosse e vivo e fiero,
Fieramente da spron punto cotale,
Si storcè, si crollò, tonògli il ventre,
E rintonâr le sue cave caverne.
E se ’l fato non era a Troia avverso,


[38-54]